I giardini del Rinascimento all’italiana e alla francese
Il giardino “all’italiana” e il giardino “alla francese”
Con il Rinascimento si ha una evoluzione nell’arte dei giardini. Nasce l’interesse per il panorama in modo che il giardino sia inserito adeguatamente nel paesaggio che lo circonda.
Si ritorna a valorizzare l’arte topiaria, si inseriscono statue, pergole di effetto prospettico, sedili in marmo, vasi e labirinti di arbusti. La ragione sottomette la natura: gli elementi naturali sono asserviti ad un progetto architettonico.
Due furono gli artisti che tracciarono le linee fondamentali di quello che in seguito sarà denominato “giardino italiano”: Bramante e Raffaello.
Nei primi anni del 1500 il pontefice Giulio II conferì a Bramante l’incarico di realizzare un giardino che collegasse gli edifici del Vaticano con la villa del Belvedere di Innocenzo VIII.
Il progetto si sviluppa su prospetti architettonici prevedendo una serie di terrazzamenti atti a superare il notevole dislivello di altezza.
Il giardino del Belvedere può essere considerato il modello di questo nuovo stile con la presenza di scalinate e balaustre, delle terrazze e l’uso della prospettiva.
Si considera la conformazione del terreno, il dislivello, in modo da elaborare un piano costruttivo che armonizzi forme naturali ed interventi architettonici. Bramante si propose di dare ai giardini vaticani un grandioso equilibrio tra forme architettoniche e spazi verdi realizzando terrazzi e scalee. La realizzazione fu poi interrotta e proseguita da altri.
Anche Raffaello ideò un progetto per il giardino di Villa Madama studiando una serie concatenata di terrazze. Questo progetto tuttavia non fu mai realizzato.
Sul modello di questi giardini a terrazze sorsero a Roma e nei dintorni molte ville ispirate ai canoni di Bramante e Raffaello.
Villa d’Este a Tivoli è l’esempio più rappresentativo del giardino “italiano”. La natura è subordinata all’opera dell’uomo, lo spazio è rigorosamente definito con geometrica simmetria. L’acqua è l’elemento dominante con un susseguirsi di zampilli, fontane, acque ricadenti che danno risalto alla linea della composizione.
Nella realizzazione del giardino commissionato dal cardinale Ippolito d’Este all’architetto Pirro Logorio per la sua residenza di Tivoli, le difficoltà furono quasi insuperabili.
Il terreno si presentava come un dirupo quasi verticale verso la valle dell’Aniene. Dal palazzo era pressoché impossibile avere una vista sul parco.
Così Logorio capovolse la visuale, suddivise la pendenza per mezzo di cinque terrazze e l’acqua ebbe un ruolo determinante nella progettazione.
L’acqua era fornita in abbondanza dal fiume e andava a riempire grandi bacini. Un susseguirsi di fontane (la fontana dell’Organo, dell’Ovato, la fontana della Civetta) e spazi legati all’acqua come il viale delle Cento Fontane erano il motivo dominante dell’intero progetto.
Il giardino “francese”
Nei giardini realizzati nelle ville medicee, a Poggioreale, Pienza e Urbino appaiono già le caratteristiche di quelli che saranno definiti “giardini all’italiana”: simmetria, potature artistiche, pergole, bordure di siepi.
Sul volgere del secolo, il re di Francia Carlo VIII, al termine della campagna d’Italia, rimase colpito dal giardino di Poggioreale e volle avere, al suo ritorno in Francia, architetti, artigiani ed artisti esperti provenienti dall’Italia per sistemare il giardino del castello di Amboise “à l’usaige et mode d’Ytallie” (sic.).
Fu Pacello da Mercogliano ad ideare un progetto per il giardino del castello, progetto poi interrotto a seguito della morte del re. Pacello si dedicò in seguito ai giardini dei castelli di Blois e Gaillon sotto i regni di Luigi XII e Francesco I.
La tradizione francese tuttavia permane, il giardino è recintato da mura, con aiuole e bordure.
La Francia è ancora considerata il modello più illustre nell’arte dei giardini, sebbene in alcuni progetti compaiano elementi nuovi come nel castello di Vallery. In questo giardino, voluto da Enrico II e la cui realizzazione fu curata dal Maresciallo di Saint-André, compare un grande canale, uno specchio d’acqua che richiama quelli di Tivoli o Frascati, sebbene la realizzazione risulti ancora poco organica e scarsamente integrata.
I giardinieri francesi conservano tuttavia un gusto per l’”architettura verde” cioè costruzioni leggere rivestite di rampicanti. Così,poco per volta, vi furono adattamenti che portarono infine alla realizzazione di quelli che saranno definiti giardini “classici alla francese”.
Il modello di questo nuovo stile si può ritrovare nel castello di Vaux-le-Vicomte. L’incarico di costruire la residenza è affidato a Louis de Viau, estimatore dello stile italiano. Un altro estimatore del giardino italiano è Le Notre, cui è affidata la progettazione del giardino. Le Notre lo concepisce a terrazze digradanti verso il torrente Anqueil con bacini d’acqua e in terzo piano un canale trasversale. Anche qui, come nello stile italiano, l’acqua è protagonista.
Un altro giardino d’acqua è quello di Fontaineblau, ove il castello è circondato da un lago artificiale con grandi parterres e fiori.

Gli automi e i sistemi idraulici
Questo uso scenografico dell’acqua come elemento in movimento, prevedeva l’utilizzo di complessi sistemi idraulici. L’acqua viene portata da una fonte o un ruscello alle fontane, ai bacini, ai canali, ai laghi artificiali. L’acqua è sempre in movimento, rumoreggia, alimenta fontane e zampilli, vasche per l’allevamento dei gamberi o delle carpe. Era frequente la presenza di automi semoventi.
Gli automi musicali realizzati a Villa d’Este a Tivoli da artigiani francesi nel 1566 e 1569 erano due: la fontana della Natura, poi detta dell’Organo e la fontana della Civetta.
La prima produceva arcobaleni artificiali, squilli di tromba, le voci degli animali del creato; la seconda (fontana della Civetta) era costituita da un gruppo di uccelli meccanici il cui cinguettio cessava alla comparsa della civetta e riprendeva alla sua scomparsa.
Questi meccanismi erano messi in funzione da un dispositivo che produceva automaticamente l’aria a pressione per il funzionamento di tali organi.
Gli orti botanici
Nel corso del Cinquecento iniziano a fare la loro comparsa gli “orti botanici”. Sono spazi dedicati alla coltura del “semplici” cioè delle piante medicamentose già ben conosciute. Si dedica uno spazio anche all’impianto, all’acclimatamento e alla coltura di specie esotiche.
Questi orti botanici sono realizzati per le scuole di medicina presso le sedi universitarie per permettere agli studenti di conoscere le malattie e la loro cura attraverso i rimedi naturali. Le piante vi sono descritte con le relative proprietà curative.
I più conosciuti erano l’orto botanico di Leida e l’orto botanico di Padova. Sorgono in seguito orti botanici a Bologna, Heidelberg e Montpellier.
Il giardino incantato
Da Veaux a Versailles e anche in seguito il giardino è scenario di incantesimi, è sfondo da opera. Già dalla fine del XVI secolo in Italia è in uso nelle rappresentazioni uno sfondo di paesaggio con scene mitologiche. Il giardino diventa sfondo di illusione teatrale.
Così i giardini di Versailles divennero una immensa composizione mitologica, rivestita di marmi e bronzi e sfondi verdi. Statue, fontane, meccanismi idraulici imponenti delineano la grande stagione del giardino francese che si affranca dai modelli italiani per adeguarsi all’ideologia e filosofia del momento. L’uso dell’acqua è una costante che ritroviamo sempre in questi giardini di dimensioni enormi.
Le Notre e Versailles
Protagonista di questa nuova visione dei giardini è André Le Notre già incaricato del progetto per Vaux-le-Vicomte. Il parco di Vaux-le-Vicomte fu inaugurato con una spettacolare festa in onore di Luigi XIV, il Re Sole, il 17 agosto 1661. Questa festa, purtroppo, per la sua opulenza insospettì Luigi XIV che fece imprigionare il sovrintendente alle Finanze, Fouquet, che aveva acquistato e ristrutturato la proprietà. Luigi XIV conferisce personalmente ad Andrè Le Notre l’incarico per un nuovo giardino spettacolare che celebri la sua grandezza.
Così, in un luogo deserto, paludoso, sorgerà il parco di Versailles, emblema del potere del re. Si procede a bonificare le zone paludose, viene costruita la Machine de Marly lungo la Senna per pompare le acque necessarie ai bacini, ai laghi, alle fontane. Vi sono, a Versailles, grandi spazi ma anche spazi raccolti, sculture che alludono a temi mitologici e al Tempo, ad Apollo, che conduce il carro del Sole e si identifica nel sovrano,”le roi soleil”.
Le Notre si occuperà in seguito dei giardini reali quali Fontaineblau, le Tuileries, SaintGermain en Laye, il parco di SaintCloud per il fratello del re ed altri importanti lavori, codificando così le regole per la progettazione del giardino francese.
Immagine anteprima: Versailles, Di Alvydas Kucas
Immagine interna: TIVOLI, ITALY – AUGUST 31, 2017 – View of the top of the Fountain of the Owl (Italian: Fontana della Civetta) in Villa d’Este. Di Diego Fiore