Le discipline contemplative e benefici alla percezione

Quali sono i livelli di ascolto di noi stessi quando pratichiamo?

Si dice che le discipline contemplative – e tra queste yoga e meditazione- offrano strumenti che aiutano ad ampliare la percezione. Ma cos’è la percezione e perché è interessante espanderla? La percezione è importante perché è alla base di tutto quello che pensiamo, conosciamo, crediamo: le nostre speranze, i nostri sogni, gli abiti che indossiamo, le professioni che scegliamo, i ragionamenti che compiamo, le persone di cui ci fidiamo, e di cui non ci fidiamo- sostiene Beau Lotto, neuroscienziato dello University College di Londra ed esperto in percezione, e continua: “La percezione è il profumo del mare, l’incanto della primavera, il sentimento d’amore. La percezione non deriva in maniera esclusiva dai nostri cinque sensi, ma dalla rete di comunicazione infinitamente sofisticata del cervello, che conferisce senso all’insieme delle percezioni che vi entrano”. 

La percezione, a sua volta, viene declinata su diversi livelli, a seconda dell’oggetto stesso al quale l’attenzione percettiva viene diretta. Esterocezione è la facoltà umana di percepire il mondo esterno, processandone le informazioni e gli stimoli utili alla sopravvivenza stessa. La propriocezione descrive la competenza di riuscire a sentire e comprendere la posizione del corpo nello spazio, nonché lo stato di contrazione dei propri muscoli. I meccanismi propriocettivi riguardano la possibilità del sistema nervoso centrale di capire quale sia la posizione del corpo e il relativo movimento spazio delle sue parti, sui meccanismi di controllo della corretta esecuzione di ogni spostamento, ogni eventuale correzione di postura programmata o imprevista.  

In che modo yoga e meditazione si distinguono rispetto ad altre discipline sportive? Le discipline contemplative portano il praticante a raggiungere un livello percettivo “più profondo”, più connesso, più completo.

Il senso che il nostro corpo sviluppa riguardo la condizione fisiologica di sé si chiama interocezione. In seguito a una serie di meccanismi adattativi, di regolazione e percezione, l’organismo arriva a informarsi riguardo al proprio stato: informazioni “interne”, quali il respiro, la peristalsi gastrointestinale, il senso di fame e sazietà, ma anche la cognizione del dolore e delle altre emozioni; questi vengono poi integrati con il vissuto: esperienze fisiche ed  emozionali. L’interocezione è legata, e nel contempo distinta, all’esperienza di ciò che è esterno al corpo, alla posizione dell’organismo e ai suoi movimenti interiori. Il sentire a livello interocettivo risulta essere fondamentale per la socialità, coadiuvando la capacità di avvertire le emozioni. L’interocezione è un processo interattivo, che richiede coordinamento tra la percezione degli stati del corpo e la valutazione cognitiva di questi stati per informare e selezionare le risposte dell’organismo in maniera coerente. 

Le pratiche contemplative legate all’interocezione hanno radici nelle pratiche antiche orientali e occidentali (il Satipaṭṭhāna Sutta del Buddhismo definisce la consapevolezza del corpo come la porta per la pratica della consapevolezza). 

Il processo, favorito dalle discipline yogiche e contemplative avviene con la costanza tempo, attraverso diversi gradi di consapevolezza, come viene descritto dalle sottoscale del test MAIA – Multidimensional Assessment of Interoceptive Awareness- messo a punto da un team multidisciplinare, validato dall’Università di San Francisco e tradotto in 23 lingue: fiducia, ascolto del corpo, autoregolazione, consapevolezza emotiva, regolazione attentiva, non preoccupazione, non distrazione, rilevazione.

Da alcuni anni la ricerca si è orientata ad esaminare le diverse prospettive e i differenti approcci, incrociando i contributi delle neuroscienze, la psicologia sociale e clinica, la cura complementare e alternativa, la medicina, gli studi buddisti e contemplativi, con l’obiettivo di spiegare meglio come le informazioni interocettive possano essere rivelate dal midollo spinale e da quello cerebrale. In questo senso possiamo affermare quanto yoga e discipline di tipo contemplativo siano fondamentali per favorire la nostra crescita come esseri umani: completi, pieni, allineati, consapevoli. 

Nei prossimi articoli vedremo insieme quali sono nello specifico le aree del cervello coinvolte nei processi di percezione, propriocezione, esterocezione e soprattutto di interocezione e quali altri strumenti sono stati validati dalla scienza al fine di valutarne i progressi. 

Dott.ssa Paola Valentini- Psicologa e insegnante di Yoga e Meditazione.

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