Cavalluccio marino: le specie, storia, miti e caratteristiche
Indice:
- Le numerose specie di cavallucci marini
- Come si muove il cavalluccio marino
- Le specie di cavalluccio marino nel mar Mediterraneo
- I papà dei cavallucci marini: un caso particolare
- L’ippocampo: storia e mito
Le numerose specie di cavallucci marini
Piccolo e dall’aspetto simpatico, il cavalluccio marino è presente nei fondali marini poco profondi e ricchi di posidonia ed alghe. La parola ippocampo è quella usata formalmente per nominare questa specie della famiglia dei Syngnathidae. I pesci di questa famiglia, seppur di forme diverse, hanno il corpo “sorretto” da uno scheletro formato da placche ossee, con muso allungato e sottile, caratteristica dalla quale deriva il nome che sta a significare “mascelle unite ed allungate”.
Il nome “ippocampo” deriva da due termini del greco antico: “hippos”, che significa “cavallo”, al quale assomiglia per via del suo muso, e “kampos”, che significa “mostro marino”. Si conoscono una cinquantina di specie di ippocampi, che variano per dimensioni e aspetto, ma che generalmente hanno il corpo sviluppato in verticale e sono in grado di mantenere una posizione eretta. L’ultima specie scoperta è stata trovata al largo della costa orientale del Sudafrica nel 2020 e ha le dimensioni di un chicco di riso.
Come si muove il cavalluccio marino
Il cavalluccio marino è un pesce molto diverso dagli altri. Il suo corpo si muove spinto da una pinna dorsale, che si trova prima della coda, ed è in grado di girare, sfruttando l’azione di due pinne pettorali situate ai lati della sua testa. Il movimento avviene grazie alla pinna dorsale che batte da 30 a 70 volte al secondo ma le sue piccole dimensioni, oltre a una forma del corpo scomoda, rendono gli spostamenti molto lenti.
Le specie di cavalluccio marino nel mar Mediterraneo
Nel Mar Mediterraneo sono presenti 3 specie: l’ippocampo corto (Hippocampus hippocampus), l’ippocampo camuso(Hippocampus guttulatus) e il pony di mare (Hippocampus fuscus). Il primo è di colore giallo o variopinto, talvolta rosso, grigio o marrone. Ha il capo appuntito, piuttosto corto, e non ha escrescenze formate dall’esoscheletro sul corpo, tipiche invece dell’ippocampo camuso. Queste due specie abitano nei nostri mari mentre il pony di mare, che non ha spine dorsali e ha un muso molto pronunciato, è segnalato soltanto nella parte orientale del Mar Mediterraneo.
In queste specie la pinna caudale, tipica di tutti i pesci, è sostituita da una lunga coda quadrangolare e prensile, avvolta a spirale, con la quale i cavallucci si aggrappano saldamente agli steli di posidonia o alle alghe. Usano quindi la loro coda come un’ancora per evitare di essere spazzati via in acque turbolente e questo stesso trucco li aiuta a nascondersi dai predatori. La loro vescica natatoria, che funziona da serbatoio di ossigeno e gas, permette loro di galleggiare e controllare la posizione nella colonna d’acqua ma senza un buon appiglio sarebbero in balia delle correnti.
I papà dei cavallucci marini: un caso particolare
Nei nostri mari la riproduzione avviene verso la fine della primavera: dopo un lungo cerimoniale amoroso, la femmina trasferisce le uova in una tasca di incubazione (marsupio) posta sulla pancia del maschio. Il trasferimento avviene in alcuni casi intrecciando la coda con quella del maschio prima del contatto, in altri portando semplicemente l’addome a contatto con quello del compagno che poi accudisce le uova fecondate, del diametro di un paio di millimetri, per 1-2 mesi. Per questo motivo, la specie si definisce ovovivipara e stranamente a dare alla luce i piccoli… è il papà! Al momento del parto il cavalluccio si ancora con la coda a un supporto adatto, ad esempio a delle alghe, e inizia ad espellere i piccoli con ripetute contrazioni. In natura è molto raro osservare le contorsioni del maschio durante la nascita dei piccoli ed ancora più improbabile osservare l’atto della deposizione delle uova nella tasca incubatrice da parte della femmina. In alcune specie di cavallucci tale attività sembra svolgersi soltanto di notte. Alla nascita i piccoli, che misurano pochi millimetri, sono totalmente formati e già pronti per procurarsi il cibo da soli.
Vivono 4-5 anni, raggiungono una lunghezza di 14-16 centimetri e i loro occhi possono muoversi indipendentemente l’uno dall’altro come quelli dei camaleonti, facilitandoli nel riconoscere le loro piccole prede, principalmente costituite da piccoli crostacei e larve di altri pesci. E questa caratteristica dei loro occhi è molto utile perché, dato che il loro stomaco è molto piccolo, sono costretti a cacciare continuamente poiché devono mangiare in continuazione.

L’ippocampo: storia e mito
Anticamente l’immagine del cavalluccio marino era considerata un potente amuleto, e molte case avevano esternamente raffigurata questa specie in segno di buon auspicio. L’ippocampo ha da sempre attratto la fantasia e la considerazione degli uomini, forse per il suo particolare aspetto magico…in parte pesce ed in parte cavallo…
Nella mitologia greca gli ippocampi figurano nel corteo di Poseidone, insieme a tritoni, draghi acquatici e giganteschi mostri marini. Sono esseri marini per metà con le sembianze di cavalli e il loro corpo si conclude con una pinna caudale di pesce, possono avere zoccoli o zampe palmate, e al posto della criniera possono esserci creste o corone di alghe.
Le loro caratteristiche, unitamente all’alone di mistero che li avvolge, rende questi bizzarri abitanti dei fondali marini a rischio di estinzione. Lo sviluppo costiero ne limita infatti il loro habitat naturale e la pesca eccessiva, spesso legata al loro utilizzo nella medicina tradizionale orientale, ne riduce le popolazioni, rendendo sempre più probabile la scomparsa di queste incredibili creature.
E se vi siete incuriositi e volete osservarli…cliccate qui: https://www.youtube.com/watch?v=9MicqwAYG58
Immagine in evidenza: Di Martin Pelanek Short snouted seahorse – Hippocampus hippocampus in the family Syngnathidae. It is endemic to the Mediterranean Sea and parts of the North Atlantic, Italy, Canary Islands.
Immagine interna: Di Sait Ozgur Gedikoglu, ippocampus guttulatus