Gli estratti vegetali nei cosmetici: caratteristiche e sicurezza
Numerosi prodotti cosmetici, dalle creme ai detergenti, possono contenere degli estratti vegetali che ne connotano le proprietà.
Gli estratti vegetali sono delle sostanze alla cui base è in genere una pianta, un frutto, i semi, la corteccia e così via. La lavorazione della pianta scelta viene effettuata attraverso l’estrazione ritenuta più adatta per ottenere gli attivi desiderati.
Quali tipi di estratti si possono ottenere dalle piante per uso cosmetico
Gli estratti sono caratterizzati a loro volta dal solvente che li veicola. Il solvente si sceglie in base ai costituenti della pianta che si desidera estrarre. Ad esempio, se si desidera estrarre polifenoli, generalmente idrosolubili, il solvente sarà principalmente polare, ovvero acquoso o idroglicerico. Se, diversamente, si desidera estrarre dalla pianta molecole apolari, ovvero liposolubili, è necessario utilizzare un solvente oleoso.
La parte della pianta utilizzata (droga) varia a seconda della porzione della pianta in cui si concentrano gli attivi, si può trattare di radici, fiori, semi, foglie e così via.
Tipologie di solventi per estrazione per uso cosmetico
L’estrazione acquosa avviene in mezzo acquoso in diverse condizioni, ad es. in condizioni di temperatura e pressione controllata, ovvero acqua supercritica oppure attraverso digestione enzimatica. Questo tipo di estrazione prevede che l’estratto venga conservato.
Estrazione idroglicerica e glicerica, il solvente in questo caso è glicerina o acqua-glicerina rispettivamente e permette di ridurre o eliminare l’uso di conservanti a seconda della concentrazione in glicerina. Estrae sostanze idrosolubili e delicate.
Estrazione alcolica ed idroalcolica, il solvente è alcol ed acqua alcool, tale estrazione permette d non utilizzare conservanti, grazie al potere preservante dell’alcool. Con questa tecnica è possibile ottenere l’estrazione di sostanze polari e apolari. In questa categoria ricade la Tintura Madre che ha un rapporto 1:10.
Estrazione oleosa, l’olio come veicolo di estrazione permette di estrarre principalmente sostanze lipofile.
Altre forme di estrazione portano a materie prime cosmetiche con funzioni particolari come gli oli essenziali, le assolute, le acque aromatiche
Le tecnologie di recente introduzione riducono i tempi di estrazione, ad esempio attraverso gli ultrasuoni o le microonde, o le condizioni di estrazioni in condizioni supercritiche (estrazione in CO2, acqua, acetone, etanolo e altri solventi di cui si sfruttano le proprietà critiche).
Le piante più utilizzate come estratti ad uso cosmetico
Le piante utilizzate in forma di estratto in cosmesi sono numerose e solo per citarne alcune a titolo esemplificativo troviamo:
estratti con funzione astringente e circolatoria:
- Rusco o pungitopo radici (Ruscus aculeatus);
- Mirtillo nero frutto (Vaccinium myrtillus);
- Amamelide foglie (Hamamelis virginiana);
- Centella parti aeree (Centella asiatica);
estratti con funzione lenitiva:
- Calendula fiori e fusto (Calendula officinalis);
- Iperico fiori e parti aeree (Hypericum performatum);
- Aloe foglie (Aloe vera/barbadensis);
- Liquirizia rizomi e radici (Glycyrrhiza glabra);
estratti con funzione purificante/batteriostatica:
- Tea Tree Oil (Melaleuca alternifolia);
- Pompelmo frutto (Citrus grandis);
- Rosmarino foglie (Rosmarinus officinalis);
funzione schiarente:
- Uva ursina foglie (Arctostaphylos uva-ursi);
- Arbuto foglie (Arbutus Unedo)
funzione coadiuvante cellulite:
- Ippocastano frutti (Aesculus hippocastanum);
- Fucus callo (Fucus vesicolosus);
funzione colorante:
- Henné (Lawsonia inermis);
- Noce (Juglans regia);
Le quantità di estratto in formula sono dettate dalla sicurezza d’uso.
E’ uso comune pensare che gli estratti vegetali siano sicuri, ma per l’uso topico è fondamentale identificare parametri che esulano dai dati di tossicità orali.
Sicurezza degli estratti vegetali per uso cosmetico
Una linea guida molto valida all’uso di estratti vegetali è rappresentata dalle monografie del Cosmetic Ingredient Review (CIR). Il CIR descrive sia i costituenti che in genere si trovano negli estratti delle piante di riferimento, sia delle utilissime tabelle, che indicano, in base a studi statistici, le concentrazioni ritenute sicure per ciascun estratto per uso leave on o rinse off.
Anche le monografie di EMA, EFSA, FDA ed ente australiano sono utilissime nella valutazione degli estratti vegetali.
Gli estratti e i derivati vegetali ad uso cosmetico vengono ritenuti comunemente sicuri, ma volendo andare più a fondo nella questione sicurezza bisogna prendere atto che si tratta di sostanze la cui composizione è estremamente variabile e articolata. I costituenti sono numerosissimi.
La differenza principale tra l’ingestione e l’applicazione cutanea risiede nel fatto che la pelle non ha il pH dello stomaco acidissimo e corrosivo, ma subisce maggiormente trigger relativi alla irritabilità cutanea, oculare, fenomeni di sensibilizzazione e così via.
Non ci si limita quindi a considerare la tossicologia orale e i valori di NOAEL ed i parametri di cancerogenicità, mutageniticà e tossicità per la riproduzine, ma è importante anche individuare eventuale citotossicità, fototossicità e la probabilità di irritare e sensibilizzare la cute e le mucose.
Gli estratti possono altresì contenere impurezze da agenti esogeni, tracce di metalli, sostanze portate dalle condizioni di coltivazione ad es..
Inoltre le piante contengono sostanze che possono avere attività endocrina, come ad es. alcuni isoflavoni come genisteina e daizeina.
Per questo motivo l’SCCS ha redatto una linea guida per stabilire dei limiti massimi nel contenuto nel prodotto finito di queste sostanze che si accumulerebbero nell’organismo in particolare sommate alle stesse sostanze derivanti dall’alimentazione.
Non sono le uniche sostanze oggetto di limitazioni sulle quali via via si accenderanno i riflettori (abbonati a Scienza Cosmetica + per approfondire questi temi).
Interferenza endocrina ed estratti vegetali, i fitoestrogeni
Come visto in articoli precedenti alcune sostanze interferiscono con il sistema endocrino, nelle piante queste sostanze sono ad esempio i fitoestrogeni. Un esempio di fitoestrogeni è rappresentato dagli isoflavoni quali genisteina e daizeina presenti in vegetali come Soja e suoi derivati, trifoglio rosso, legumi, Kuzu e tanto altro.
Queste sostanze mimano l’azione degli estrogeni e se ne sono studiati a lungo gli effetti. Si utilizzano degli integratori a base di piante che contengano queste sostanze per contrastare i disagi della menopausa, grazie all’azione estrogeno simile.
Una curiosità da non sottovalutare è relativa all’ultima review di EFSA che evidenzia come i vegetariani assumano maggiori quantità di isoflavoni rispetto ai non vegetariani e quindi l’impatto su questa popolazione sia accentuato.
Un’altra curiosità è rappresentata dagli studi sulle popolazioni asiatiche che utilizzano la soja in misura molto maggiore rispetto alle abitudini occidentali senza però subire gli effetti negativi dell’attività estrogeno-simile perchè sembra che le caratteristiche di glicazione dei fitocomplessi sia differente rispetto a quella occidentale, per genetica e per abitudini di cottura differenti.