Beauty Fake News: il punto di vista della cosmetologa
Beauty Fake News: il punto di vista della cosmetologa
Introduzione sulle fake news
Non è una novità affermare che le fake news sono da sempre uno “strumento per orientare scelte e comportamenti”.
Esempi lampanti arrivano a noi sin dall’antica Roma, infatti Antonio ordiva vere e proprie campagne diffamatorie ai danni di Ottaviano per fini politici.
Gli studi sulle fake news si sono evoluti molto negli ultimi anni, complici:
- la diffusione dei social che hanno amplificato il problema delle fake news
- l’utilizzo delle fake per pilotare le campagne elettorali
- le campagne nate in tempi di diffusione della pandemia Covid.
In tempi non sospetti, nell’aprile 2018, sul sole 24 ore veniva pubblicata una riflessione firmata da Maurizio Bifulco ed Edoardo Boncinelli che chiosava:
«…Ma anche se internet e la comunicazione social hanno amplificato il problema e reso istantanea la diffusione, a portata di un click o di un touch, le fake news ci sono in realtà sempre state e hanno accompagnato la storia del mondo, o meglio ne hanno fatto la storia, passando di bocca in bocca, di casa in casa, attraverso i racconti, attraverso i libri…»
Beauty fake news
Nel mondo della cosmetica numerose materie prime sono state demonizzate disorientando i consumatori verso una deriva costruita su personalismi senza alcuna base scientifica.
Su quali paure fanno leva le fake del beauty?
- Preoccupazioni per la salute del consumatore (sostanze considerate tossiche??)
- Preoccupazioni per l’ambiente (sostanze dannose per l’ambiente)
- Preoccupazioni per i test animali (non più ammessi)
- Preoccupazione per le sostanze chimiche in favore del naturale
- Paura di allergie (sensibilizzanti)
- Paura dei comportamenti scorretti: «Soffocare» pelle e capelli / azione comedogenica oppure non lavare troppo i capelli per non perderli (falso).
Esempio:
Microplastiche primarie:
Rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di piccole particelle
Si stima che questa categoria di microplastiche rappresenti il 15-31% delle microplastiche presenti nell’oceano
Fonte principale: lavaggio di capi sintetici (35% delle microplastiche primarie)
Abrasione degli pneumatici durante la guida (28%)
Microplastiche aggiunte intenzionalmente nei prodotti per la cura del corpo (per esempio, le micro-particelle dello scrub facciale) 2%
Microplastiche secondarie:
Prodotte dalla degradazione degli oggetti di plastica più grandi, come buste di plastica, bottiglie o reti da pesca
Rappresentano circa il 68-81% delle microplastiche presenti nell’oceano. Fonte: ECHA
Gli studi sulle fake news
Scientific American (versione italiana Le Scienze del 2019) ha dedicato un’intera edizione al tema delle fake, legato in particolar modo alle campagne elettorali dell’ultimo decennio.
La riflessione di Cailin O’Connor, professore associato di logica e filosofia della scienza all’Università della California a Irvine.
E James Owen Weatherall, professore di logica e filosofia nella stessa università.
Riguardava il fatto che I social media nell’era moderna hanno facilitato la proliferazione di notizie false a una scala senza precedenti.
Ideando modelli di come le informazioni sbagliate si diffondono attraverso le reti di persone, i ricercatori imparano in che modo la fiducia sociale e il conformismo influiscono sulla formazione del consenso all’interno delle comunità.
Come si diffondono le fake news secondo gli studi?
Le credenze si rafforzano in base all’esperienza e quindi un primo dato importante che si evince da queste ricerche è che lavorare insieme è meglio che da soli, perché un individuo che si trova ad affrontare una scelta, in genere, ascolta le esperienze di altri, più il gruppo è consistente e più vi è la possibilità di raccogliere prove a sufficienza per formare buone credenze (fiducia sociale).
Ma non basta: non è detto che comunque il comportamento di gruppo sia quello più aderente alla verità.
Il conformismo è un altro fattore rilevante, il bisogno degli essere umani di conformarsi è profondamente radicato.
Quindi i ricercatori indicano due questioni differenti: quali sono i fatti e cosa fare alla luce dei fatti.
Si è anche evidenziato che aggiungendo dei propagandisti ai modelli si dimostra con quale facilità si possono manipolare le credenze, anche quando abbondano le prove scientifiche.
Quale comportamento adottare per scalzare le fake news?
Si potrebbe pensare che il problema della diffusione della fake news sia da mettere in relazione con la pigrizia o l’ingenuità delle persone. In base a questa ipotesi quindi, la soluzione consisterebbe solo nel migliorare l’istruzione o la capacità di pensiero critico.
Ma non è del tutto corretto. A volte le false credenze persistono e si diffondono addirittura nelle comunità in cui tutti si impegnano a fondo per scoprire la verità, raccogliendo e condividendo prove.
In questi casi il problema non è la fiducia sconsiderata, ma qualcosa di più profondo.
I ricercatori hanno preso ad esempio la struttura epistemologica delle reti (L’epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza) introdotto una ventina di anni fa per studiare la diffusione delle credenze nelle società.
Le credenze si rafforzano in base all’esperienza e quindi un primo dato importante che si evince da queste ricerche è che lavorare insieme è meglio che da soli, perché un individuo che si trova ad affrontare una scelta, in genere, ascolta le esperienze di altri, più il gruppo è consistente e più vi è la possibilità di raccogliere prove a sufficienza per formare buone credenze (fiducia sociale).
Ma non basta: non è detto che comunque il comportamento di gruppo sia quello più aderente alla verità.
Il conformismo è un altro fattore rilevante, il bisogno degli essere umani di conformarsi è profondamente radicato.
Su quali basi scientifiche fondare la propria opinione
La scienza utilizza un modello a piramide delle evidenze scientifiche che porta risalendo la cima della piramide a fondamenta sempre più solide.
Concludendo come aiutare la diffusione di good news?
I ricercatori evidenziano due questioni differenti: quali sono i fatti e cosa fare alla luce dei fatti.
La prof. Claudia Sorlini (prof. Emerito e preside facoltà di agraria di Milano), in un’intervista evidenzia che né l’impegno né una corretta comunicazione sono sufficienti a convincere tutti, ma un’ampia maggioranza.
Poca attenzione per la formazione scientifica, alcuni accademici che si rifugiano nella turris eburnea e infine troppi idiomi inglesi contribuiscono a minare la comunicazione scientifica.
Secondo il filosofo Slavoj Zizek «dobbiamo ripristinare orizzonti ermeneutici robusti, mostrare come molto del nostro futuro non dipende dall’accettazione di dati e scoperte scientifiche, ma dalla nostra capacità di saperne interpretare e controllare gli effetti cercando di capire davvero cosa c’è in gioco.»
Ndr definizione: Ermeneutico o esegetico: che riguarda l’interpretazione di testi (Treccani)