Esposizione al sole e prodotti solari: 10 cose da sapere
Esposizione al sole e prodotti solari: 10 cose da sapere
La multidisciplinarietà della Cosmetologia ci ha permesso di elaborare delle indicazioni facili e veloci partendo dalla base:
- Requisiti generali del protettivo solare, presi in esame razionalmente nella fase di sviluppo formulativo.
- Raccomandazioni Colipa n.23/2009
- Regolatorio Cosmetico
- Esigenze, dubbi, comportamenti delle persone nei riguardi dei prodotti solari.
Questo articolo nasce dalla collaborazione tra le cosmetologhe dott.ssa Barbara Catozzi e dott.ssa Claudia Capanna.
Vogliamo rendere pratica la teoria, semplice, comprensibile e soprattutto chiarire alcuni concetti, su cui poggiano pregiudizi e fake news.
1) I prodotti solari e tossicità dei filtri solari
Non temere o anche solo pensare che i prodotti solari possano far male, perché tra i requisiti troviamo: Assenza di potenziale fototossicità – fotosensibilizzazione.
- Tra le maggiori preoccupazioni vi è il tema della tossicologia dei filtri organici. Ogni ingrediente contenuto nei prodotti cosmetici è stato vagliato sulla base di dati tossicologici per l’uomo in modo da non produrre alcun effetto negativo sulla salute umana.
- Uno degli enti che si occupa di effettuare queste verifiche è il Comitato Scientifico sulla Sicurezza dei Consumatori europeo rappresentato da pool di esperti internazionali(SCCS Scientific Commitee of Consumer Safety). Pertanto i filtri sono regolamentati da normative specifiche che delineano le concentrazioni massime di ogni filtro. Questo è uno dei motivi per cui la protezione nei solari è affidata ad un blend di diversi filtri organici e non ad una sola sostanza.
- Importante è comprendere che il solo profilo tossicologico di una sostanza non è sufficiente a definire la potenziale tossicità sull’uomo, ma bisogna valutare i dati di esposizione a tale sostanza. Questo dato di esposizione dipende dalla concentrazione della sostanza all’interno del prodotto finito, della superficie di pelle da trattare, dal target delle persone a cui è destinato, dalla capacità della sostanza di attraversare la barriera cutanea… Tutto ciò definisce il rischio rispetto alla sostanza e non il mero pericolo rappresentato dalla sostanza tout cour.
2) Protezione solare e produzione di vitamina D
Prendere il sole in sicurezza è un requisito importante per una corretta produzione di vitamina D.
Come afferma l’Istituto Superiore di Sanità per ottenere livelli adeguati di vitamina D sono sufficienti semplici accorgimenti come descritto nella brochure scaricabile: https://www.iss.it/documents/20126/0/Sole+e+Vitamina+D.PDF/75255c26-3d8f-9d5d-a58a-0b6d6d0c50a4?t=1582476039112
In pratica è sufficiente una breve esposizione al sole di 10-15 minuti per due o tre volte la settimana tra marzo e settembre alle nostre latitudini per innescare una corretta produzione di vitamina D. Per maggiori approfondimenti puoi anche leggere: https://www.farmacianews.it/mancanza-di-vitamina-d-tra-sole-e-filtri-solari/
I prodotti solari non proteggono al 100% ed inoltre sono termolabili, in pratica durante l’esposizione al sole, seppure con adeguata protezione una parte dei raggi potrà passare la barriera del prodotto ed incrementare la produzione di vitamina D. Inoltre va considerato anche il fatto che raramente si utilizza la quantità di prodotto corretta, ma una quota inferiore e questo scarso utilizzo rappresenta un’ulteriore maglia larga al passaggio dei raggi solari.
3) Applicazione e assorbimento dei prodotti solari
Non indugiare troppo nel massaggiare il prodotto solare per farlo assorbire bene, perché uno dei requisiti fondamentali che deve avere è lo scarso assorbimento transdermico.
Questo permette ai filtri solari di rimanere più in superficie per migliorare la loro azione filtrante dei Raggi UV. Per lo stesso motivo, NON APPLICARE SOPRA IL SOLARE UN ALTRO PRODOTTO, anche make up, non avrebbe senso.
Il quantitativo di solare da applicare è indicato nelle istruzioni d’uso ed è importante seguire le indicazioni del produttore. Gli studi indicano che le quantità di prodotto solare applicato è inferiore rispetto a quella consigliata. In genere il quantitativo indicato da applicare è 2 mg/cm2 di pelle. Per semplificare si potrebbe anche affrontare la questione con unità di misura semplici: per tutto il corpo servirebbe una quantità pari a due o tre cucchiai da minestra per applicazione, ovvero 35 g circa.
4) Utilizzo corretto dei prodotti solari
Non tamponare il prodotto solare sulla pelle e non miscelarlo con altri prodotti. Un altro requisito importante è che abbia sostantività sulla superficie cutanea.
Cioè deve permanere e resistere all’azione dilavante del sudore o acqua (eventualmente water-resistent); se miscelato perde la sua formula iniziale, si diluisce con altri ingredienti, la sua permanenza sulla cute cambia, in poche parole non svolge più il suo compito.
5) Scegliere un prodotto solare
Non sceglierlo di fretta, solo in base al fattore di protezione (SPF) perché un’accurata attenzione che si pone ad un requisito sensoriale l’applicazione scorrevole, ti da la possibilità di scegliere il prodotto che ti piace di più, che ti risulta più comodo. Più ti piace mentre lo applichi più sarai spronato a riapplicarlo ripetutamente durante la giornata, IMPORTANTISSIMO!
6) Oli o burri vegetali per la protezione solare
Applicare oli o burri vegetali non basta per proteggerti dai raggi del sole.
Perché la protezione dai Raggi solari, queste “Radiazioni elettromagnetiche” avviene solo attraverso un requisito, quello dell’assorbimento massimo regione UVA ed UVB.
Quindi anche se molti prodotti riportano ingredienti quali oli e burri vegetali, vitamine, ecc…
questi hanno una funzione di protezione allargata.
La reale protezione dai Raggi UV viene esplicata da un impiego ottimizzato di filtri di tipo UVA e di tipo UVB, e da una specifica combinazione tra essi.
7) Prodotti solari e rischio ambientale
Non fare l’errore di non usare i solari perchè pensi che siano il principale potenziale di rischio ambientale.
Alcuni studi (Prof. Cinzia Corinaldesi) hanno evidenziato che nelle zone costiere e balneari dove la concentrazione di filtri solari nelle acque è più alta questi possono arrecare danni anche di lungo periodo al sistema acquatico. Oltre ai filtri solari sospettati di essere potenziali interferenti endocrini sono sotto osservazione anche i filtri inorganici come il Biossido di Titanio, per l’attività fotocatalitica in grado di sviluppare perossido di idrogeno, mentre l’ossido di zinco è gravemente tossico per il sistema acquatico.
Tali studi purtroppo sono stati realizzati in condizioni molto diverse rispetto a quello che accade in natura e pertanto non sembrano riprodurre le reali condizioni dei mari in cui avviene lo sbiancamento dei coralli, pertanto non dimostrano che effettivamente siano i filtri solari i responsabili del fenomeno oggetto di studio.
Lo sbiancamento dei coralli viene definito col termine “bleaching”. In caso di stress ambientale (come l’aumento di temperatura) i polipi del corallo buttano fuori le alghe che vivono in simbiosi con essi, le zooxantelle, che danno il colore ai coralli grazie al loro pigmento fotosintetico. La conseguenza di tale fenomeno è la perdita di colore fino allo sbiancamento totale delle colonie di corallo. In questa condizione il corallo non è morto; infatti, se cessano le condizioni che hanno determinato il fenomeno, le alghe ricolonizzano i polipi e la situazione ritorna come prima. In caso contrario il corallo morirà.
La causa principale della distruzione delle barriere coralline sembra essere la temperatura sempre più alta degli oceani. Nel 1998 lo sbiancamento assunse proporzioni catastrofiche a causa del passaggio del Niño (fenomeno caratterizzato da anomali spostamenti di acqua negli oceani) che fece aumentare la temperatura media di 2°C provocando la morte di circa il 90% del corallo in alcune zone dell’Oceano Indiano. Il danno non è solo ecologico e biologico con diminuzione della biodiversità, ma è anche socio-economico, per tutte quelle popolazioni la cui sopravvivenza è legata alla barriera corallina. Studi recenti hanno evidenziato che i coralli sono in gradi di recuperare, ma è importante che gli eventi che provocano surriscaldamento e conseguente sbiancamento non siano troppo ravvicinati. (Le Scienze, 2022 p.88 autore: Katie Peek)
8) Focus sui solari naturali o bio
In commercio vi sono numerosi prodotti a marchio Natrue o Cosmos che garantiscono la naturalità delle sostanze contenute all’interno del prodotto. Gli standard Natrue e Cosmos si pongono come garanti di un sistema in cui i prodotti rispondono a determinati requisiti. Primo requisito la non tossicità per l’uomo delle sostanze utilizzate, il loro grado di naturalità e il loro impatto ambientale.
Purtroppo i filtri solari, come già accennato sono generalmente di origine sintetica e i processi produttivi prevedono l’utilizzo di sostanze non ammesse dagli standard Natrue o Cosmos in particolare i derivati petrolchimici, vuoi per il profilo tossicologico tout cour, vuoi per lo scarso grado di biodegradabilità o per l’impatto ambientale. Per quanto riguarda i prodotti solari si è dovuta effettuare una scelta che ha privilegiato il profilo tossicologico per l’uomo ammettendo l’utilizzo esclusivo di filtri fisici come biossido di titanio (che per inalazione può risultare nocivo) e Zinco ossido che è nocivo per l’ambiente.
9) I filtri solari e la protezione solare
Non credere che i filtri solari siano una bufala e che non proteggano come vogliono farti intendere. Il Sole emette delle “Radiazioni elettromagnetiche”. Un’energia che si propaga nello spazio e quando viene a contatto con la materia, interagisce con essa. È scientificamente provato che i campi elettromagnetici interagiscono con i tessuti biologici (AIRC).
I Raggi UVA ed UVB sono una porzione di queste radiazioni ed i danni a carico sulla cute sono ormai consolidati.
- Possono essere acuti: eritema solare, ustione, fotosensibilizzazione.
- Possono essere cronici: fotoinvecchiamento, aumento del rischio di tumori cutanei, fotodermatiti, danni oculari.
Prodotti solari e tumori della pelle
Esistono prove significative che l’utilizzo dei filtri solari riduca il rischio di tumori alla pelle, non melanoma ,e cheratosi attiniche ma nonostante il loro utilizzo sempre più diffuso l’incidenza del melanoma non è in calo. Si ipotizza che questo sia dovuto alla insufficiente protezione verso i raggi UVA dei filtri solari utilizzati fino a pochi anni fa. Inoltre l’utilizzo dei filtri solari porta ad una maggiore esposizione alle radiazioni UV anche quando non sono applicati correttamente.
Circa l’85% dei melanomi cutanei che insorgono annualmente nel mondo interessano le popolazioni di Nord-America, Europa e Oceania (1). L’incidenza è maggiore nella razza caucasica. Si tratta di uno dei principali tumori che insorge in giovane età; in termini d’incidenza, nella popolazione italiana costituisce il secondo tumore più frequente nei maschi sotto i 50 anni e il terzo più frequente nelle femmine sotto i 50 anni. Il trend d‘incidenza appare in aumento statisticamente significativo sia nei maschi (+ 4.4% per anno), sia nelle donne (+ 3.1% per anno). Esiste tuttavia una notevole variabilità geografica nell’incidenza del melanoma cutaneo nel nostro Paese con un evidente trend decrescente Nord-Sud: i tassi di incidenza sono fino a due volte più bassi nel Sud Italia rispetto a quelli nelle aree del Centro-Nord Italia. (fonte AIOM)
Conclusioni
In conclusione l’utilizzo corretto e mirato dei prodotti solari porta numerosi vantaggi ed il bilancio è nettamente a favore dell’utilizzo di questi prodotti. Importante non lesinare in termini di quantità e modalità di applicazione indicati nelle istruzioni e affidarsi ad aziende produttrici serie.