Formalismi etichette cosmetici
LEGISLAZIONE COSMETICA
Sai leggere un’etichetta cosmetica?
Le etichette riportano numerose informazioni interessanti sia in campo alimentare che cosmetico.
Nell’ambito della cosmesi ci sono degli elementi, detti formalismi, che devono obbligatoriamente essere indicati e sono:
- il nome del prodotto
- la funzione del prodotto
- l’elenco degli ingredienti espresso in INCI
- il lotto
- il quantitativo nominale (millilitri ml o once oz 1 oncia=28,35 g)
- PAO se la scadenza è inferiore a 30 mesi (Period After Opening)
- L’azienda produttrice o distributrice
- Eventuali avvertenze
Queste informazioni sono fondamentali per capire se il prodotto è eseguito a regola d’arte e rispondono alla norma basilare che regolamenta i prodotti cosmetici: il Regolamento europeo 1223/2009.
Oltre alle informazioni obbligatorie ogni azienda potrà inserire altre informazioni come descrizioni delle funzioni o modo d’uso. Simboli relativi al riciclo del contenitore primario e secondario, simboli riguardanti l’assenza di test su animali riguardanti sia il prodotto che le materie prime in esso contenute. Simbolo del rispetto dei mari, simbolo della pesata elettronica del riempimento e tanti altri.
Analizziamoli nel dettaglio:
1 e 2- per quanta riguarda nome del prodotto e funzione è importante sottolineare che le funzioni vantate devono essere dimostrate.
Ad esempio anti-age ed antirughe sono sostanzialmente differenti: antiage si può vantare sui dati di letteratura (per esempio perché contiene acido jaluronico e dalla letteratura tale sostanza è un antietà) mentre per classificare il prodotto come antirughe andranno fatti esami specifici come ad esempio la profilometria laser della profondità della ruga. Questo esame ha un costo importante ed ecco il motivo per cui è diventato difficile trovare in commercio prodotti denominati antirughe.
-Per quanto riguarda l’esame della profilometria si rimanda alla pagina “efficacia dei prodotti cosmetici” o “analisi di efficacia sui cosmetici”.-
3- Per quanto riguarda l’elenco degli ingredienti in Italia, come in Europa, gli ingredienti si indicano in nomenclatura INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) e sono riportati in ordine decrescente. In prima posizione spesso si trova l’acqua perché prodotti idrofili come tonici, latti e creme sono normalmente emulsioni acqua in olio e l’ingrediente principale è l’acqua. Seguono le varie materie prime in ordine decrescente fino alle sostanze contenuto sotto l’1% per le quali è permessa l’elencazione in ordine sparso, quindi spesso conservanti, antiossidanti e profumi sono nella parte terminale dell’elenco. Quando vicino a queste sostanze trovo anche gli attivi significherà che sono espressi in quantità molto basse (è il caso dell’acido jaluronico che in formula è sufficiente in quantitativi dello 0,2% perché ha una solubilità bassissima).
Nota importante: spesso chi vanta percentuali elevate di tale ingrediente usa come escamotage di riportare il quantitativo utilizzato della sua soluzione e non dell’ingrediente puro.
Per quanto riguarda l’approfondimento sugli ingredienti si rimanda alle pagine specifiche.
4-5 Il lotto ed il quantitativo nominale in volume sono dei formalismi importanti; il lotto permette alle autorità e all’azienda produttrice la rintracciabilità del prodotto, ovvero se un prodotto finito rivela dei problemi come ad esempio colore e odore alterati o macchie o separazione delle fasi o altro l’azienda può rintracciare tramite il lotto le materie prime utilizzate ed i loro lotti tramite la cartella di produzione (rimando alla pagina sulla produzione) ed in questo modo si riesce a risalire al problema.
Un esempio: terminata una produzione di un prodotto, prima che questo venga commercializzato, viene testato dal punto di vista microbiologico, ed in azienda era stata individuata una contaminazione di un patogeno e risalendo alle materie prime utilizzate ed ai lotti delle stesse era stato individuato il colpevole: in quel caso un estratto di aloe inquinato alla fonte.
Un altro caso famoso: una nota azienda di produzione di supposte ha dovuto ritirare un lotto perché l’applicazione di tali supposte risultava dolorosa! A partire dal lotto andando a ritroso si era scoperto che le supposte difettose erano state prodotte di lunedi e sempre con la tecnica di andare a ritroso nelle cartelle di lavorazione si è scoperto che durante la settimana i materiali venivano “lavati” con acetone e quindi disidratati mentre nel fine settimana il personale addetto non passava acetone pensando che nell’intero fine settimana il materiale si sarebbe asciugato, ma purtroppo non si era pensato ai legami ionici vetro-acqua e così le sostanze venivano contaminate da acqua cambiando lo stato di alcuni materiali sensibili.
Nel caso specifico il burro di cacao subiva un rialzo delle temperatura di fusione ed era soggetto così al fenomeno del polimorfismo trasformandosi in uno stato fisico di solido aghiforme.
Il quantitativo nominale, generalmente espresso in volume indica in genere la quantità di prodotto inflaconato, tale dato può essere seguito dal simbolo di stima ℮
che indica riempimento elettronico e relativo controllo statistico della pesata (legge 690/78 per imballaggi preconfezionati e DM 451/1976).
LA NORMA RECITA: il contenuto nominale al momento del confezionamento, espresso in peso o in volume, fatta eccezione per gli imballaggi con un contenuto inferiore a 5 g o a 5 ml, i campioni gratuiti e le monodosi; per quanto riguarda gli imballaggi preconfezionati, che vengono solitamente commercializzati per insieme di pezzi e per i quali l’indicazione del peso o del volume non ha alcun rilievo, il contenuto può non essere indicato, purché sull’imballaggio venga menzionato il numero di pezzi. Questa indicazione non è necessaria qua lora il numero di pezzi sia facile da determinare dall’esterno o qualora il prodotto venga solitamente commercializzato solo ad unità
6- Per quanto riguarda la scadenza dei cosmetici, una delle domande più sentite dai consumatori, ma anche dagli operatori che maneggiano i prodotti nella filiera distributiva, riguarda la scadenza. Se la scadenza è inferiore a 30 mesi va indicata la scadenza vera e propria in termine di mese/anno, se la scadenza invece supera i due anni e mezzo si indicherà il PAO: period after opening espresso generalmente in mesi, di solito è indicato il numero di mesi seguito dalla lettera M che sta per “months” (mesi) ad esempio 6M (sei mesi) o come spesso avviene perb i solari 12M (12 mesi) e così via.
7- azienda produttrice o distributrice serve ai consumatori ed alle autorità a rintracciare la filiera del prodotto per eventuali richieste o controlli o segnalazioni.In partica andranno indicati il nome o la ragione sociale e l’indirizzo della persona responsabile. Tali indicazioni possono essere abbreviate, purché l’abbreviazione permetta di identificare tale persona e il suo indirizzo. Qualora vengano indicati più indirizzi, quello presso cui la persona responsabile tiene ad immediata dispo sizione la documentazione informativa sul prodotto è messo in evidenza. Per i prodotti cosmetici importati è specificato il paese di origine;
Altri simboli che si possono trovare nelle etichette dei cosmetici riportati In Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 342/203 ALLEGATO VII
SIMBOLI IMPIEGATI SULL’IMBALLAGGIO/SUL RECIPIENTE
A. Per alcune delle informazioni descritte sopra a volte non è possibile per ragioni di spazio riportare tutto e così si può utilizzare questo simbolo per indicare che alcune informazioni si trovano sul packaging secondario o su un foglietto allegato.
B. PAO da integrare con indicazione dei mesi di validità del prodotto una volta aperto
C. Durata minima
Vi sono numerosi altri simboli che si possono trovare nelle etichette cosmetiche e sono afferenti ad altre norme e di conseguenza non specificate in questo testo, ma saranno oggetto di altre pubblicazioni.