Sicurezza microbiologica dei cosmetici: microorganismi emergenti
Sicurezza microbiologica dei cosmetici: breve introduzione
In altri articoli di Scienza Cosmetica sono stati già trattati diversi aspetti della sicurezza microbiologica dei cosmetici, quindi l’introduzione all’argomento, qui di seguito, sarà molto breve. (Leggi anche l’articolo sull’acqua libera nei cosmetici)
Affinché un cosmetico sia sicuro dal punto di vista microbiologico deve essere non contaminato al momento dell’acquisto e non contaminabile durante l’uso e la conservazione.
Per evitare di immettere in commercio un prodotto finito contaminato si seguono le norme di buona fabbricazione (GMP) e si eseguono analisi microbiologiche lotto per lotto.
Per verificare invece che il cosmetico non si contamini durante l’uso si possono eseguire challenge test o altre opportune analisi.
Le Notes of Guidance for the testing of cosmetic ingredients and their safety evaluation (12esima edizione) sono la linea guida di riferimento per i test microbiologici.
Nel documento vengono riportati i requisiti microbiologici minimi per la sicurezza del prodotto finito.
In particolare è richiesto che la conta dei microrganismi aerobici mesofili (batteri, lieviti e muffe) sia ≤ 100 o ≤ 1000 CFU per g o ml a seconda del tipo di prodotto, e che E. coli, P. aeruginosa, S. aureus e C. albicans siano assenti in 1g o ml di prodotto.
Poiché sarebbe impossibile testare ogni lotto per qualsiasi microrganismo esistente, sono stati selezionati questi 4 come rappresentativi.
Il RAPEX: sistema europeo di informazione rapida per prodotti non conformi
Il Rapex, il sistema comunitario di informazione rapida per i prodotti non alimentari non conformi, è uno strumento che raccoglie tutte le notifiche di non idoneità dei prodotti cosmetici e che serve per comunicare ai consumatori il ritiro di prodotti non sicuri.
Analizzando le notifiche Rapex degli ultimi 5 anni (dal 2019 ad oggi) per rischio microbiologico si possono trovare diversi richiami per il mancato rispetto della sicurezza microbiologica di prodotti cosmetici. I richiami interessano prodotti di vario tipo tra cui detergenti, salviette umidificate, tinture per capelli e shampoo.
Nella maggior parte dei casi i richiami sono stati dovuti ad un eccesso di microrganismi mesofili totali o di batteri mesofili totali, oppure alla presenza di Pseudomonas aeruginosa. Non è raro però leggere di richiami per la presenza di altri due microrganimi: Burkholderia cepacia complex e Pluralibacter gergoviae.
Mentre secondo le Notes of Guidance di Pseudomonas aeruginosa bisogna assicurare l’assenza in ogni lotto prodotto, ciò non è richiesto espressamente per B. cepacia e P. gergoviae. Un’ eventuale contaminazione da parte di questi due microrganismi infatti verrebbe rilevata solo dalla conta dei microrganismi mesofili totali che come abbiamo visto ha come limite di accettabilità 100 o 1000 CFU per g o ml, quindi possono effettivamente essere presenti nel prodotto, seppur sotto tali concentrazioni.
Microorganismi di interesse emergente per la sicurezza dei cosmetici: Burkholderia cepacia
Burkholderia cepacia (B. cepacia complex), precedentemente nota come Pseudomonas cepacia, è un complesso di batteri patogeni opportunisti gram negativi. Si trovano variamente distribuiti nell’ambiente e possono causare gravi infezioni respiratorie e cutanee, pericolose soprattutto per i soggetti immunocompromessi. I batteri di questo gruppo hanno un metabolismo molto versatile, ottime capacità adattamento e la possibilità di produrre biofilm, per questo motivo possono sviluppare resistenza ad antibiotici, conservanti, antisettici e, in generale, sopravvivono anche a condizioni sfavorevoli (es. carenza estrema di nutrienti).
Date le sue caratteristiche, la presenza di questo microrganismo anche se in quantità “tollerate” (facendo sempre riferimento ai limiti previsti per la conta di microrganismi mesofili aerobi) può portare ad una contaminazione importante del prodotto nel tempo o dopo l’apertura.
Microorganismi di interesse emergente: Pluralibacter gergoviae
Pluralibacter gergoviae, conosciuto in precedenza come Enterobacter gergoviae, è un batterio gram negativo mesofilo aerobio della famiglia delle Enterobatteriacee. Si tratta di un patogeno opportunista che fa parte della flora residente dell’uomo e che si può trovare anche nell’ambiente. Può essere causa di infezioni anche gravi in soggetti immunocompromessi o con cute lesa. Ha una buona resistenza ad alcuni antimicrobici, conservanti ed antibiotici e buone capacità di adattamento.
Le indicazioni verso un maggior controllo microbiologico
Sulla presenza di P. gergoviae nei cosmetici si è espresso il Bundesinstitut für Risikobewertung (BfR), l’ente tedesco che si occupa di valutazione del rischio, che nel 2020 tramite una opinion raccomanda che i cosmetici finiti siano testati per P. gergoviae e che questo batterio sia assente. La Food and Drug Administration (FDA), l’ente americano di competenza per la sicurezza dei cosmetici e farmaci invece si è espressa su B. cepacia, chiedendo massima attenzione e controllo verso questo microrganismo nei prodotti farmaceutici non sterili a base acquosa.
In attesa di ulteriori precisazioni da parte delle autorità competenti può essere utile eseguire controlli microbiologici anche su queste specie e valutare non solo la presenza o l’assenza ma anche la capacità del sistema conservante di impedirne la proliferazione.
Leggi anche l‘articolo sulla qualità microbiologica delle materie prime cosmetiche
Approfondimenti:
– FDA https://www.fda.gov/
– Rapex
– Bundesinstitut für Risikobewertung – https://bfr.bund.de/
– DGK – Deutsche Gesellschaft für Kosmetik – https://dgk-ev.de/
– Tavares M, Kozak M, Balola A, Sá-Correia I. Burkholderia cepacia Complex Bacteria: a Feared Contamination Risk in Water-Based Pharmaceutical Products. Clin Microbiol Rev. 2020 Apr 15;33(3):e00139-19. doi: 10.1128/CMR.00139-19. PMID: 32295766; PMCID: PMC7194853. https://doi.org/10.1128/cmr.00139-19