Il fico
Originario dell’Asia Minore, inizialmente coltivato in Egitto e Palestina, presto si diffuse in tutta l’area del mediterraneo. Il nome botanico “Ficus Carica” rimanda alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria (regione dell’Asia Minore)
I suoi “falsi frutti” sono chiamati fichi. Quello che è ritenuto il frutto è in realtà un’infruttescenza chiamata “siconio”. I veri frutti, che contengono piccoli semi, sono all’interno.
Al genere Ficus appartengono molte specie (circa 800). La più comune, diffusa nell’area mediterranea è il fico domestico (ficus carica) per la produzione dei frutti, o meglio infruttescenze.
Altre varietà di Ficus: ficus benjamina, ficus benghalensis, ficus religiosa, ficus sycomorus (sicomoro), ficus elastica (fico del caucciù, il cui lattice viene usato per produrre il caucciù).
Nella tradizione antica il fico era considerato albero cosmico. Rappresentava l’immortalità, era l’albero della vita, simbolo di abbondanza e fecondità, di forza e della conoscenza.
Diversi miti raccontano l’origine del fico. Nella mitologia greca il titano Sykeus (sike=fico) per sfuggire a Zeus, si rifugiò presso la madre Gea (la Terra). Dal grembo di Gea nacque l’albero che fu chiamato fico, dal nome del figlio.
Nell’antica Grecia, in Attica, il fico era considerato un prodotto di prima necessità ed era vietato esportare fichi. Il furto di fichi da alberi sacri era considerato sacrilegio.
Per designare colui che denunciava chi rubava o esportava fichi di contrabbando fu coniato il termine “sicofante”(rivelatore del fico).
Al fico, nell’antichità, erano associate pratiche rituali quali l’ostensione del fallo (intagliato in legno di fico) nell’iniziazione ai misteri di Bacco.
Questo approccio è certamente inaccessibile al mondo occidentale moderno, educato in una cultura che ha desacralizzato la sessualità.
Il caprifico o fico selvatico in Grecia era considerato maleaugurante, sinistro.
Al contrario, a Roma era considerato di buon auspicio. Plutarco racconta che la cesta con Romolo e Remo, invece di essere trascinata dalla corrente del Tevere, si arenò in una insenatura, sotto un fico selvatico.
Il fico del peccato originale
La Genesi racconta che il serpente era il più astuto fra gli animali.
Egli disse alla donna: ”è vero che non potete mangiare di alcun albero del giardino?” La donna rispose che potevano mangiare i frutti di ogni albero, ad esclusione di quello che stava in mezzo al giardino.
Dio aveva detto che se ne avessero mangiato i frutti o lo avessero toccato, ne sarebbero morti.
“Non morirete” replicò il serpente, “anzi, se ne mangiaste, diventereste come Dio, conoscereste il bene e il male”. Così, la donna, assaggiò il frutto e, trovandolo buono, ne offrì anche all’uomo. Entrambi allora si avvidero di essere nudi e si coprirono con foglie di fico.
Il frutto proibito, spesso raffigurato in una mela, in molte altre immagini è il fico perché delle sue foglie essi si coprono.
In un codice custodito in San Lorenzo del Escorial in Spagna vi è una miniatura del Peccato Originale nella quale è rappresentato un serpente enorme attorcigliato al fico. Il serpente offre il fico ad Eva che lo prende, coprendosi il pube con una foglia del fico.
Nell’Apocalisse di Mosè (che è un apocrifo dell’Antico Testamento, versione in lingua greca dell’apocrifo giudaico Vita di Adamo ed Eva del 1° secolo d.c.) viene descritta la vita di Adamo ed Eva da quando vengono cacciati dall’Eden alla loro morte.
In questo scritto viene indicato proprio il fico quale frutto dell’albero della conoscenza.
Il fico per induisti e buddisti
In India il fico (Ficus religiosa) rappresenta l’albero dell’illuminazione.
Per il Buddhismo il fico sacro, l’albero cosmico, è un ficus religiosa e si trova all’interno del tempio di Mahabodi. Siddarta Gautama (il maestro religioso in seguito noto come Buddha) giunse in un bosco sacro sotto il fico degli asceti, l’Asvattha o albero cosmico e qui raggiunse l’illuminazione.
Scritto da Carla Guzzetti
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