Storia del profumo: dall’antica Grecia all’Oriente
Origine del termine profumo
Quella del profumo è una storia affascinante. “Profumo” deriva dal latino “per fumum” cioè attraverso il fumo. Il fumo dell’incenso e delle resine e sostanze aromatiche che anticamente venivano bruciate. Il fumo dell’incenso che sale al cielo porta agli dei le preghiere degli uomini.
Bruciare incenso ancora oggi è una pratica importante nelle cerimonie religiose. Nei riti buddisti si brucia incenso a Buddha per mostrargli rispetto prima della preghiera.
Storia del profumo per gli antichi egizi
Nel museo egizio di Torino vi è un percorso olfattivo dedicato alle fragranze e ai profumi dell’antico Egitto.
Nell’antico Egitto, le condizioni climatiche consentivano la crescita e lo sviluppo di particolari piante che venivano usate per produrre fragranze come pure erano usati dei minerali.
Resine e legni erano bruciati così che il fumo odoroso prodotto mettesse in contatto uomini e dei.
In particolare gli Egizi avevano messo a punto una fragranza particolare di 16 elementi, un incenso composto di nome “kyphi”.
Storia del profumo nell’antica Grecia
Nell’antica Grecia la storia del profumo inizia da Creta e dalle altre colonie. Vi erano profumi specifici per ogni parte del corpo. In genere si trattava di oli di erbe aromatiche o resine: menta, origano, maggiorana, timo, mirto, mirra e ognuno di questi oli aveva un rapporto con una divinità. Il Dittamo Cretico (Origanum dictamus) che cresce spontaneo sull’isola, rimanda a leggende, incantesimi e, se bruciato come incenso, favorirebbe la divinazione.
Dall’epoca cretomicenea i Greci usavano i profumi per la celebrazione del culto bruciando aromi quali incenso e mirra. Profumi erano usati per l’igiene del corpo e per la bellezza, di cui avevano un vero culto. Il terreno arido della Grecia, adatto alla crescita dell’ulivo e alla produzione dell’olio, consente di usare l’olio d’oliva quale fissativo delle essenze odorose provenienti dall’Oriente, che con le conquiste di Alessandro Magno in Asia vengono introdotte in Grecia.
Sono conosciuti il sandalo, il nardo, il benzoino, la cannella e la noce moscata ed anche essenze di origine animale quali il muschio, lo zibetto, l’ambra grigia, il castoreo.
Storia del profumo in Oriente
In Oriente la cultura del profumo si origina dai fiori, in particolare la rosa e il gelsomino, ma anche legno di sandalo, muschio, patchouli, oud. Vi sono anche miscele di profumi in forma oleosa; molto in uso tra le donne arabe è il Nabras.
Nell’antica Cina, un corpo profumato era molto apprezzato.
In Giappone il profumo dell’incenso dei templi buddisti e scintoisti si unisce al profumo dei fiori di ciliegio, delle camelie e delle foglie di tè.
Significati spirituali e religiosi del profumo nell’antichità
In Europa l’arte del profumo incomincia a diffondersi con le spedizioni militari di Alessandro Magno dal vicino Oriente in Grecia e poi a Roma. Uno dei motivi della spedizione era procurarsi le piante aromatiche che là vi crescevano.
I mercanti arabi diffonderanno la conoscenza dei profumi anche in Asia.
Anche per gli antichi Ebrei i profumi sono usati per completare l’igiene quotidiana, quale sinonimo di purificazione e, come già in uso tra gli antichi Egizi, per avvicinarsi a Dio.
Nel libro dell’Esodo Dio dice a Mosè di prendere aromi, resina, incenso puro, galbano…” e ne farai un profumo puro, santo” ( il galbano” ferula galbanifera” è una ombrellifera le cui radici contengono una resina gommosa dall’essenza volatile, aromatica, dal profumo erbaceo).
Anche qui il profumo è un mezzo per fare da tramite tra uomo e Dio.
Anche il Vangelo ci racconta che i Magi (certamente astrologi babilonesi) portano in dono oro, incenso e mirra. La mirra è una gomma-resina che si produce dalla Commiphora Abissinica spontaneamente o in seguito ad incisioni.
Il Cantico dei Cantici cita il nardo, una graminacea da cui si ricavava un profumo costoso; il cinnamomo, la canna odorosa, il giglio e la melagrana.
Roma risente molto dell’influsso della cultura greca e ne assimila le usanze, inoltre mantiene e utilizza le vie commerciali antiche per importare prodotti provenienti dall’Arabia, dall’India e dall’Africa.
Nelle terme, che i Romani frequentavano assiduamente, si diffonde anche l’uso dei profumi, che sono vegetali, la rosa, l’iris, il giglio, il sandalo, ma anche di origine animale, come il musc o il castoreo.
Il packaging per i profumi nel mondo antico
A Roma la connotazione religiosa del profumo cede il passo all’uso cosmetico e i profumi preziosi sono conservati in ampolle di vetro.
A Pompei ed Ercolano, presso la villa dei Vettii e la casa dei Cervi, sono stati rinvenuti quattro bellissimi affreschi che mostrano l’interno di una profumeria, con la zona della fabbricazione, ove si spreme l’olio d’oliva che viene cotto insieme con i fiori. Un altro affresco mostra la tecnica a freddo; altrove è rappresentata Psiche che si annusa il polso cosparso di profumo.
Mentre in Europa, dopo la caduta dell’Impero Romano, si annunciano secoli di buio e l’arte dei profumi è negletta, in Oriente essa è ancora coltivata.
Nel mondo arabo molto apprezzato è il muschio. Particolarmente utilizzata è l’acqua di rose che viene usata per profumare la casa e aromatizzare i dolci.
Gli Arabi traducono i testi greci, romani e bizantini che sono la base delle scienze mediche, chimiche e farmaceutiche. E’ grazie agli Arabi che tutto questo patrimonio culturale si è conservato.
La cultura scientifica degli Arabi si diffonde e influenza le scuole di Salerno e Montpellier della ricerca farmaceutica indirizzata anche alla profumeria.
Guarda anche il video relativo agli auguri ad Accademia del profumo sulla storia dei profumi nell’era moderna
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