Comedogeni nei cosmetici: cosa sono e come evitarli
In questo articolo indaghiamo i prodotti cosmetici comedogeni, gli ingredienti comedogeni e se sia davvero necessario evitarli.
Cosa sono i comedoni e cosa accade con ingredienti comedogeni?
I comedoni sono rappresentati dai canali pilo sebacei ostruiti. In condizioni normali i canali pilo-sebacei sono liberi e permettono al sebo, prodotto dalle ghiandole sebacee alla base dei nostri peli, di uscire sulla superficie cutanea. I comedoni ostruiti sono considerati inestetismi della pelle.
Si manifestano con eruzioni acneiformi e possono avere una colorazione nera o giallastra. Si possono distinguere in: comedoni aperti o punti neri, ossia impurità della pelle che hanno origine dall’apertura dei punti bianchi. I comedoni possono avere diverse fogge e dimensioni.
Cosa significa comedogeno?
Il termine comedogeno si riferisce al potere di comedogenicità qui descritto.
I prodotti cosmetici applicati al corpo umano per il trattamento, la pulizia, l’abbellimento, la promozione dell’attrattiva o l’alterazione dell’aspetto non influenzano la struttura o le funzioni fisiologiche dell’organismo, agiscono a livello locale sulla pelle.
Tuttavia, possono essere la causa di disturbi della pelle di diversa gravità, come ad esempio irritazione, follicolite, dermatite da contatto, fotosensibilizzazione e comedoni.
Il termine comedogenicità si riferisce al potenziale di vari agenti di promuovere la cheratinizzazione anomala (ipercheratinizzazione) e la desquamazione dell’epitelio follicolare [ 1 ]. Queste anomalie portano a un’ostruzione parziale (comedone aperto o punto nero) o completa del pilo-sebaceo (comedone chiuso o punto bianco) e all’accumulo di sebo.
Le tabelle di comedogenicità
Le tabelle di comedogenicità classificano gli ingredienti cosmetici sulla base del potere comedogeno su una scala [2]:
- 0 non comedogenico
- 1 Leggermente comedogenico
- 2-3 Moderatamente comedogenico
- 4-5 Gravemente comedogenico
Queste valutazioni derivano da pubblicazioni affidabili peer-reviewed, ma i dati non sono da prendere in senso assoluto.
Riguardo la comedogenicità ci sono ben 11 studi dal primo studio di Kligman del 1972, ognuno con le sue tabelle e ciascuno con le sue concentrazioni, riferimenti e metodologie, se vuoi saperne di più sugli studi effettuati guarda anche questa pubblicazione.
Test orecchio del coniglio
I conigli selezionati sono almeno 3, vivi, maschi albini (hanno i pori migliori delle femmine), di 12 settimane. Per eseguire il test la sostanza viene applicata su un’area di 2×2 centimetri dell’orecchio interno.
- Quantità di sostanza testata: i ricercatori devono applicare almeno 0,25 millilitri di crema o unguento o almeno 0,1 millilitri di lozione all’orecchio del coniglio. Come regola generale, gli ingredienti vengono testati al 10% di concentrazione e vengono inseriti in un vettore inerte come glicole propilenico o glicerina.
- Controllo negativo: la sostanza in esame deve essere applicata a un orecchio, mentre all’altro orecchio deve essere applicata una soluzione di controllo che non contenga la sostanza, in modo da poter effettuare un confronto chiaro.
- Durata del test: la sostanza testata viene applicata cinque giorni alla settimana per tre settimane e non viene lavata via dalla pelle del coniglio durante quel periodo. La formazione di comedoni viene esaminata dopo due o tre settimane.
I metodi di valutazione dei risultati sono: ispezione visiva, oppure prelievo di campione di pelle per esame al microscopio oppure per esame istologico.
Sulla base di questi dati bisogna considerare che nei prodotti cosmetici difficilmente una sostanza raggiunge il 10%, inoltre il modello della pelle del coniglio non viene più considerato affidabile, perchè molto più sensibile della pelle umana e pertanto oggi viene considerato solo in caso di ricerca di assoluta non comedogenicità. Vanno anche considerate le valutazioni etiche che riguardano il benessere degli animali utilizzati per gli scopi di ricerca.
Human test per valutazione dei comedogeni
Si applicano gli ingredienti che si desidera testare sulla schiena di persona con pori naturalmente grandi ogni giorno per quattro settimane. La comedogenicità della sostanza testata viene esaminata attraverso un processo chiamato biopsia follicolare con cianoacrilato. Per eseguire una biopsia follicolare con cianoacrilato, i ricercatori ricoprono la parte superiore della schiena dei partecipanti allo studio con uno strato sottile di una colla speciale chiamata metil cianoacrilato. Sulla colla viene posizionato un vetrino. Dopo aver appoggiato il vetrino sulla colla per un minuto, i ricercatori lo rimuovono dalla parte superiore della schiena. Quando il vetrino viene rimosso, la colla si attacca e rimuove lo strato più superficiale della pelle. L’osservazione di questa pelle al microscopio consente agli scienziati di esaminare il numero e il contenuto di comedoni nello strato più superficiale della pelle.
Come non usare le tabelle di comedogenicità
I problemi nascono proprio sul senso assoluto delle tabelle. Le tabelle sono state costruite sulla base di due tipi di test, entrambe estremi. Il primo test è quello sull’orecchio del coniglio (rabbit ear assey-REA), il secondo test è quello eseguito sulla schiena di umani (human method) analizzati in precedenza. In pratica, nessuna delle due situazioni mima ciò che realmente può accadere sul viso delle persone e della varietà delle persone su cui la sostanza viene applicata. In sostanza le tabelle vanno considerate delle semplici indicazioni.
Alcuni consigli pratici (fonte: M. Wong):
- Non buttare via tutti i prodotti che contengono ingredienti comedogenici.
- Non evitare di acquistare un prodotto solo perché contiene un ingrediente comedogenico.
- Cercare gli ingredienti oltre i primi 5 circa (anche 5 è esagerato, a quel punto saranno molto diluiti).
- Utilizzare le classificazioni di comedogenicità come scorciatoia per evitare di testare patch sui nuovi prodotti.
Quali ingredienti ostruiscono i pori e quindi sono comedogeni?
Dalle informazioni condivise in questo articolo possiamo definire tre aree limitate, come afferma Michelle Wong (Wong M. How to Use Comedogenicity Ratings. Lab Muffin Beauty Science. 21 febbraio 2019)
- Hai dei brufoli e verifichi che nel tuo prodotto ci sono numerose sostanze comedogeniche
Se hai dei brufoli e non sai quale prodotto li sta causando, controllare la presenza di ingredienti fortemente comedogenici (livello 4-5) in alto nell’elenco degli ingredienti potrebbe aiutarti a orientarti nella giusta direzione .
Se un prodotto specifico non contiene ingredienti comedogenici, è meno probabile che sia il colpevole… anche se potrebbe comunque esserlo, quindi è importante ricordare che questo è solo un punto di partenza e non è affatto conclusivo.
2. Hai la pelle sensibile? Valuta prima di acquistare
Se un prodotto contiene molti ingredienti fortemente comedogenici in cima alla lista degli ingredienti e sei incline all’acne, probabilmente è una buona idea evitare il prodotto o prima testarlo ampiamente e procedere con il suo utilizzo con molta cautela.
3. Evitare ingredienti non diluiti
Ci sono alcuni ingredienti che vengono comunemente usati non diluiti, in particolare oli e burri naturali. Le classificazioni di comedogenicità possono aiutarti a orientarti in un certo senso, se la tua pelle è incline alle eruzioni cutanee.
Le sostanze comedogene rendono il prodotto cosmetico comedogeno?
Sebbene gli scienziati abbiano condotto diversi studi per indagare quali ingredienti siano comedogenici, può essere difficile analizzare i dati. Questo perché ogni studio impiega il proprio metodo, scala, ingredienti, concentrazioni, veicolo e durata del test per ciascuno degli ingredienti. Inoltre, la comedogenicità REA non si applica necessariamente agli esseri umani.
A complicare ulteriormente le cose, i test di comedogenicità vengono normalmente eseguiti applicando ingredienti al 10%. Tuttavia, nei prodotti finali, un ingrediente comedogenico può essere nella formula in una percentuale molto più bassa, riducendo la possibilità di ostruire i pori. Inoltre, poiché vari ingredienti interagiscono tra loro nelle formule dei prodotti, alcuni prodotti finali che contengono un ingrediente comedogenico possono ostruire i pori, mentre altri potrebbero non farlo. Come possiamo vedere, questa non è una scienza esatta.
Tuttavia, i dati in nostro possesso sono sufficientemente attendibili per stilare due elenchi che possiamo utilizzare con un discreto grado di sicurezza.
Prodotti non comedogeni
I prodotti non comedogeni devono essere testati tramite un patch test dedicato per confermare il claim non comedogenici.
Leggi anche i nostri articoli sul rapporto tra acne e sole e sul rapporto tra forme di acne e alimentazione.
1.Kligman AM, Mills OH Acne cosmetica. Arch. Dermatol. 1972; 106 (6):843–850. [ PubMed ] [ Google Scholar
2.https://labmuffin.com/fact-check-how-to-use-comedogenicity-ratings/
3. https://www.acne.org/what-is-comedogenicity-and-what-ingredients-are-comedogenic-the-full-story
Lisa
3 Agosto 2024 @ 07:57
Ancora oggi si testa su animali? Non era vietato testare cosmetici su queste povere creature? La risposta, purtroppo, temo di conoscerla: prodotto finale test vietato, materia prima autorizzato test su animali, giusto?
Che schifo!
Barbara Catozzi
4 Agosto 2024 @ 09:04
Gentilissima Lisa, grazie mille del suo commento. I test su animali riportati hanno fatto la storia del concetto di comedogenicità, ma per fortuna non si fanno più. Non si fanno più test su animali nè su prodotti finiti nè su materie prime ad uso cosmetico. Se le stesse materie prime però servono anche in altri campi purtroppo potrebbe essere richiesto un test su animali.
In ogni caso l’Europa sta operandosi al massimo per ridurre o annullare l’uso di animali per io test sostinuendoli con test alternativi che però purtroppo non coprono ancora tutti i campi. L’Università di Vrije a Bruxelles ha un grande progetto pilota per questo scopo.