Test sui cosmetici
Prima di essere immessi in commercio i cosmetici vengono sottoposti a diversi test, dai più semplici ai più complessi, che servono a valutare la sicurezza, l’efficacia e la gradevolezza del prodotto.
Quali test vengono eseguiti sui cosmetici?
Non esiste una lista ufficiale di test da eseguire per poter commercializzare un cosmetico. Ogni prodotto è diverso ed i test da effettuare si scelgono caso per caso in base a forma cosmetica, tipo di ingredienti, funzione, tipo di packaging e processo produttivo.
Alcuni test sono necessari per l’immissione in commercio (e quindi di fatto obbligatori), perché sono indispensabili per la valutazione della sicurezza. Altri invece anche se non strettamente obbligatori possono essere richiesti dal valutatore della sicurezza o necessari per valutare l’efficacia o per supportare i claim.
E’ importante ricordare che i test sui cosmetici non servono solo a soddisfare i requisiti di legge, ma sono una risorsa importante per diversi aspetti. I test sono di supporto al formulatore in fase di ricerca e sviluppo, sono indispensabili al valutatore della sicurezza per la stesura della relazione finale e possono essere utili al marketing per la comunicazione.
Test sui cosmetici: TEST MICROBIOLOGICI E CHALLENGE TEST
La qualità microbiologica è una delle caratteristiche del cosmetico che è espressamente richiesto di documentare nella relazione sulla sicurezza, come indicato nell’allegato I del Regolamento EU 1223/2009. Lo stesso regolamento specifica che vanno riportati anche i risultati del challenge test per la verifica della capacità di conservazione.
Come indicato sulle Notes of guidance 12esima edizione, è necessario effettuare analisi microbiologiche di routine per garantire che i lotti prodotti non siano contaminati.
In particolare sono richieste la conta dei microrganismi mesofili aerobi totali (batteri, lieviti e muffe) e l’assenza di 4 specie microbiche: E. coli, P. aeruginosa, S. aureus e C. albicans.
Le Notes of guidance fanno riferimento ai metodi ed ai limiti della norma ISO 17516:2014 Cosmetics –Microbiology – Microbiological limits.
Il challenge test invece è un test microbiologico che valuta la capacità del sistema conservante di proteggere il prodotto dalla contaminazione microbica. Il challenge test è obbligatorio per tutti i cosmetici che nelle normali condizioni di stoccaggio ed uso possono deteriorarsi o causare infezioni nel consumatore.
Il challenge test consiste nel contaminare artificialmente il prodotto e nel valutare la riduzione dei livelli di micorganismi nel tempo tramite delle conte a tempi prestabiliti.
Si va in pratica a mimare (esagerando) ciò che avviene nella realtà: il consumatore è un veicolo di microrganismi e può contaminare il prodotto durante l’uso; il conservante deve essere sufficientemente robusto da impedirlo.
Esistono diversi metodi per eseguire il challenge test, uno dei più utlizzati è il metodo secondo la norma UNI EN ISO 11930:2019.
Test sui cosmetici: TEST DI STABILITÀ
I test di stabilità sono esperimenti nei quali un campione è sottoposto per un certo periodo di tempo a condizioni ambientali che simulino le condizioni di trasporto, stoccaggio e conservazione durante la vita del prodotto. Si cerca di fare una previsione per vedere se e come cambia il cosmetico nelle varie fasi della sua vita.
L’instabilità può portare non solo a variazioni nell’aspetto del prodotto ma anche a perdita di efficacia, formazione di composti tossici e rischio di contaminazione microbiologica, per questo motivo i test di stabilità sono indispensabili per valutare la sicurezza del prodotto.
Si eseguono sul cosmetico che è stato sottoposto a condizioni ambientali prestabilite (temperatura, luce, umidità) per tempi prestabiliti. Sui prodotti sottoposti a questo “invecchiamento” vengono poi effettuate analisi e test per valutarne gli effetti.
I protocolli dei test di stabilità vengono decisi caso per caso in base al tipo di prodotto, cercando di simulare al meglio gli stress a cui potrà essere verosimilmente sottoposto.
Test sui cosmetici: TEST DI EFFICACIA
Come indicato dal regolamento europeo 1223/2009, articolo 11, la documentazione relativa al prodotto deve includere informazioni aggiornate sulle prove degli effetti attribuiti al prodotto cosmetico, qualora la natura degli effetti o del prodotto lo giustifichi.
Sempre nello stesso regolamento si specifica che i consumatori dovrebbero essere protetti da dichiarazioni ingannevoli in merito all’efficacia e ad altre caratteristiche dei prodotti cosmetici.
La valutazione dell’efficacia cosmetica non è una cosa semplice. I test devono essere appropriati e validati ed i risultati devono essere correttamente interpretati e solidi dal punto di vista statistico.
La normativa richiede che siano incluse nel PIF le prove degli effetti del prodotto ma non suggerisce delle prove specifiche. La scelta dei test da eseguire quindi ricade sulla persona responsabile e dipende dal tipo di prodotto e dagli effetti attribuiti. Ad esempio una stessa crema per il corpo può essere immessa in commercio con claim relativi ad effetti sulla cute (es. idratante, lenitiva ecc..) oppure solamente come crema profumata per il corpo. Nei due casi i test di efficacia da effettuare saranno diversi, poiché gli effetti vantati sono diversi anche se la formula è la stessa.
I test di efficacia sono tantissimi, è impossibile fare un elenco completo. Si può però semplificare suddividendoli in 4 macro categorie: test in vitro, test in vivo, test sensoriali, test di autovalutazione.
Test in vitro e test in vivo
I test in vitro sono test di laboratorio che permettono di valutare l’efficacia del cosmetico o di un suo ingrediente sul target. Ad esempio si eseguono test in vitro per la valutazione della fotoprotezione UVA o per valutare l’azione antiossidante.
I test in vivo invece prevedono l’utilizzo del prodotto su volontari ed il confronto della zona trattata prima e dopo l’applicazione. Ovviamente trattandosi di esseri umani, i test in vivo devono rispettare i principi etici e seguire le Good Clinical Practices. Per questo tipo di test si può ricorrere alla supervisione di un esperto (dermatologo, oftalmologo, dentista…) e a strumenti di vario tipo, dai più semplici ai più sofisticati.
Tra gli strumenti più utilizzati ci sono il corneometro (per la misurazione dell’idratazione cutanea), il sebometro (per la misurazione del sebo), il pHmetro (misura il pH), l’ecografo, il colorimetro e strumenti meccanici che per la valutazione dell’elasticità.
I test sensoriali sono test effettuati da un gruppo di valutatori addestrati ed attentamente selezionati che valutano con i propri sensi determinate caratteristiche del cosmetico (es. skin-feel, facilità di risciacquo, profumazione…). Esistono delle linee guida specifiche per la corretta esecuzione dei test sensoriali.
I test di autovalutazione si basano sul giudizio dei volontari/consumatori che dopo aver provato il cosmetico sono chiamati a rispondere a domande specifiche. Solitamente ai volontari vengono sottoposti dei questionari con domande chiare e scale descrittive. Questi test sono molto soggettivi e bisogna fare attenzione ad utilizzare correttamente i claim relativi, con una comunicazione chiara ed onesta con il consumatore.
TESTARE COSMETICI SU ANIMALI
In Europa non è consentito testare i prodotti cosmetici sugli animali. Non è possibile quindi nemmeno effettuare test di efficacia su animali. Inoltre bisogna considerare che per la maggior parte
dei test di efficacia non sarebbe nemmeno opportuno né conveniente testare su animali: le caratteristiche della cute variano da specie a specie e sarebbe necessario dimostrare in modo solido che gli effetti riscontrati sugli animali corrispondano a quelli che potrebbero verificarsi nell’uomo. Non è affatto una cosa da poco.
VALIDARE I CLAIM COSMETICI
I claim dei cosmetici sono disciplinati dal Regolamento 655/2013 della Commissione Europea che stabilisce i criteri comuni, ovvero quelle caratteristiche che i claim dei cosmetici devono avere per essere accettabili. I criteri comuni sono 6: conformità alle norme, veridicità, supporto probatorio, onestà, correttezza, decisioni informate.
Come indicato sul Technical document on cosmetic claims le dichiarazioni sui cosmetici (sia esplicite che implicite) devono essere supportate da evidenze adeguate, verificabili e rilevanti.
Si può ricorrere a studi già pubblicati in letteratura scientifica, purché siano studi di buona qualità, ed anche al parere di esperti, sempre facendo attenzione a pertinenza e rilevanza.
Bisogna prestare particolare attenzione ai claim che, se non verificati, possono incidere sulla sicurezza del prodotto, come nel caso di prodotti solari che non offrono la protezione dichiarata.
I claim invece “astratti”, esagerati o che puntano su aspetti sensoriali non richiedono supporto probatorio se non vi è possibilità che il consumatore medio li prenda alla lettera.
A proposito di stabilità leggi anche: https://scienzacosmetica.com/cosmetologia/stabilita-dei-prodotti-cosmetici/
Fonti:
– Technical document on cosmetic claims https://ec.europa.eu/docsroom/documents/24847 – Regolamento UE 655/2013 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/? uri=CELEX:32013R0655&from=EN
– Regolamento 1223/2009 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=CELEX %3A32009R1223