Cibi confezionati, obesità e patologie cardiovascolari
Secondo alcune ricerche, i cibi confezionati (ultra-processati) scatenerebbero segnali neurali che stimolano ulteriormente l’appetito a differenza di altri alimenti della dieta occidentale.
Altri studi correlano patologie come diabete, disturbi cardiovascolari e aumento di morte con un’alimentazione scorretta.
Molti esperti di nutrizione ritengono che la diffusione dell’obesità nel mondo sia dovuta al consumo eccessivo di grassi e carboidrati.
Alcuni studi indicano invece i cibi ultra-processati come responsabili della capacità di alterare i segnali che intercorrono normalmente tra intestino e cervello per indicare lo stato di sazietà, facendo sì che le persone mangino in eccesso.
Le stime riportano che il 58% delle calorie che consumiamo e quasi il 90% degli zuccheri aggiunti provengono da formule alimentari industriali, composte interamente, o quasi, di ingredienti non reperibili in natura in forma e combinazioni simili, che si tratti di nutrienti, fibre o additivi chimici.
Sono gli alimenti processati, che vanno dal così detto cibo spazzatura (patatine, cereali zuccherati per la prima colazione, caramelle, bibite gassate, dolci industriali) fino ai prodotti in apparenza benigni o perfino salutari, come i pani di produzione commerciale, le carni trattate, gli yogurt aromatizzati e le barrette energetiche.
1. Studi di Hall sull’aumento di peso correlato ai cibi processati
Gli studi condotti da Hall, presso National Institute of Diabets and Digestiv and Kidney Diseases, capo del dipartimento di fisiologia integrativa degli USA, indicano che i cibi ultraprocessati hanno portato ad un aumento di oltre 600 calorie disponibili al giorno per ogni statunitense dal 1970 in poi.
Tale ricerca è stata condotta confrontando due gruppi di persone che per settimane hanno seguito diete differenti:
- Il primo gruppo ha ricevuto alimenti non processati ma gustosi come carni non lavorate, pasta, uova fritte, verdure fresche
- Il secondo gruppo ha ricevuto alimenti ultraprocessati come carne in scatola, lattine di ravioli, zuppe preconfezionate, biscotti confezionati etc.
I risultati segnalano un aumento di peso in due settimane di circa novecento grammi a parità di bilancio tra carboidrati/proteine e grassi.
2. Studi Università di Parigi su diabete e alimenti processati
Potrebbero essere altre le cose sulle quali i cibi ultraprocessati hanno effetti negativi in termini di salute, secondo i ricercatori Bernard Srour e Mathilde Touvier, dell’Università di Parigi.
Lo studio, pubblicato nel 2019 da JAMA Internal Medicine e condotto dall’Università di Parigi per un periodo di sei anni, offre ulteriori prove che collegano questi alimenti al diabete di tipo 2, spesso associata a un eccesso di peso.
Tra le persone dello studio che hanno mangiato gli alimenti più elaborati, 166 ogni 100.000 hanno sviluppato diabete, rispetto alle 116 su 100.000 che hanno mangiato quantità più piccole di questi cibi.
I ricercatori hanno sottolineato che lo studio non può dimostrare una relazione causa-effetto.
3. Studio spagnolo presso Università di Navarra su aumento della mortalità
In questo studio — su quasi 20.000 adulti spagnoli — i cibi ultraprocessati sono stati collegati a una minore durata di vita: i soggetti con il consumo più elevato avevano una probabilità del 62% superiore di morire nell’arco di due decenni rispetto a quelli con il consumo più basso.
Anche in questo caso, fattori come il peso e le abitudini legate allo stile di vita non hanno spiegato completamente il collegamento.
Altre interazioni
Vi sono prove crescenti che la trasformazione pesante stessa svolge un ruolo, ha affermato Mark Lawrence, docente di nutrizione per la sanità pubblica presso la Deakin University a Geelong in Australia, che ha scritto un editoriale pubblicato con gli studi.
Secondo Lawrence, gli additivi alimentari e i composti prodotti dai processi industriali, come acrilammide e acroleina, possono aiutare a spiegare i rischi per la salute legati ad alimenti altamente raffinati.
Tuttavia, si stanno accumulando sempre più studi che mostrano che le caratteristiche chimico-fisiche degli elementi ultra-trasformati siano nocive per la salute perché cambiano la composizione del microbioma intestinale, disturbando il bilancio energetico dell’organismo.
“Il problema sono i cibi ultraprocessati”, ha affermato Lawrence, aggiungendo che del comodo cibo minimamente elaborato può adattarsi a uno stile di vita sano. Apportare dei semplici cambiamenti, dalle bevande zuccherate all’acqua, o dai dolci al frutto fresco, sono buoni punti di partenza, ha aggiunto Lawrence.
Perché le persone eccedono con cibi processati?
Le cellule nervose dell’intestino inviano segnali al cervello tramite il nervo vago.
Se le informazioni inviate non sono chiare i segnali confusi possono indurci a non percepire il senso di sazietà e appagamento e farci mangiare troppo.
In pratica da studi di imaging cerebrale si evidenzia che l’energia usata dal corpo dopo aver mangiato cibi processati non corrisponde alla percezione dell’energia ingerita.
Di conseguenza il cervello entra in confusione e ci spinge a mangiare troppo.
A complicare le cose c’è anche un secondo fattore: nei cibi ultraprocessati vi sono combinazioni di dolcificanti e nutrienti e non che produrrebbero un effetto di rinforzo potente a livello metabolico.
In altre parole mangiare questi alimenti ci fa desiderare di mangiarne ancora.
Per esempio nel mondo naturale i carboidrati si accompagnano quasi sempre alle fibre, mentre nei cibi ultraprocessati la fibra è completamente assente o presente in una forma che non c’è in natura.
In natura è difficile trovare nello stesso cibo carboidrati e grassi, mentre gli alimenti ultraprocessati tendono ad avere entrambi.
Abbiamo creato tutti questi cibi incredibilmente golosi, pieni di grassi, zucchero, sale e additivi, ed è normale che li preferiamo ad altri alimenti, ma questi cibi tendono a non dare sazietà, al contrario, ci fanno venire voglia di mangiare ancora.
Conclusioni
Altri studiosi osservano che non c’è una reazione uniforme. E’ molto probabile che le alterazioni subite dai cibi ultraprocessati possano scatenare reazioni in alcuni di noi, ma non tutti siamo coinvolti da questo processo allo stesso modo.
Hall è convinto che le prove disponibili sui cibi ultraprocessati siano motivo sufficiente per preoccuparsene e, come Lawrence, consiglia di modificare le abitudini alimentari e consumare cibi naturali.
Riferimenti: Ellen Ruppel Shell, Le Scienze, n. 617 gennaio 2020, p. 54-61