Il profumo dalla Roma imperiale fino all’Ottocento: tecniche di estrazione
Il profumo della Roma imperiale
Nel periodo imperiale, Roma fece un uso esagerato di profumi. Alle sontuose feste di Nerone una profusione di essenze pregiate ricadeva sugli ospiti dai pannelli del soffitto. Nella Domus Aurea preziose essenze bruciavano costantemente nei bracieri. Alle esequie di Poppea, che fu imbalsamata e non cremata all’uso romano, Nerone fece bruciare profumi in quantità pari alla produzione di un intero anno.
Anche l’imbalsamazione, dando al corpo un aspetto piacevole e profumato, rappresenta la negazione della decomposizione e della morte.
Dopo la caduta dell’impero romano, nel Medioevo in Europa l’uso dei profumi ebbe un arresto. Motivo principale fu la perdita delle conoscenze e degli usi acquisiti nei secoli tramite i contatti culturali e commerciali con l’Oriente e i popoli del bacino del Mediterraneo.
In particolare la chiesa cattolica considerava l’uso dei profumi voluttuario, quasi peccaminoso e riservava l’uso dell’incenso solo per il culto.
Il profumo, si è detto già, fa da collegamento tra terra e cielo e richiama il simbolo dell’albero cosmico (cfr. articolo Il frassino/Yggdrasill ) che unisce gli Inferi e l’Etere.
L’uso dell’incenso tuttavia poté diffondersi anche all’infuori del culto. Poiché i profumi erano considerati beni preziosi, essi venivano offerti nelle grandi occasioni come doni e scambi tra regnanti.
Nel mondo islamico invece continuò e si sviluppò l’arte profumiera. In Persia fu inventata l’acqua di rose. L’essenza era a base acquosa oppure oleosa, per il divieto islamico di usare alcool.
Le prime acque profumate a base alcolica
Da sempre il fuoco è considerato elemento purificatore e le sostanze profumate, per espandersi, devono essere bruciate.
Nell’antichità e nel Medioevo pratica comune, per combattere la diffusione delle malattie come la peste nera erano le fumigazioni odorose.
Soltanto nei secoli XIV e XV, fuoco ed acqua sono uniti grazie all’alcool (eau de feu).
Verso il 1360 appare l’ “acqua d’Ungheria” a base di rosmarino. Sebastien Matte La Faveur (chimico e farmacista di Montpellier) creò una soluzione alcolica di rosmarino: l’ “Eau ardente” poi detta acqua della regina d’Ungheria.
Nel 1690 Gianpaolo Feminis creò l’Aqua Mirabilis, che suo nipote, GianMaria Farina ha trasformato nella famosa Acqua di Colonia. Profumo e alcool sono simboli di purificazione.
La storia del profumo dal Medioevo all’Ottocento
La memoria olfattiva si associa ad un ricordo, evoca suggestioni sensoriali.
Dal fetore delle città medievali, gradualmente si passa ai bagni con acqua aromatizzata con salvia, issopo e rosmarino e poi al bagno profumato.
Al tempo della peste nera del 1348 l’acqua era stata eliminata dalle pratiche igieniche. Ci si lavava, per così dire, sciacquandosi (poco) viso e mani e dimenticando il resto. Si usavano delle pezze bagnate o al più, ci si strofinava con queste (erano dette “frizioni”).
Si evitava l’acqua ma si usavano profumi per coprire gli odori.
E’ noto del resto che le corti europee, dopo aver soggiornato per un certo periodo in un castello, ove non esistevano bagni (facevano dove si trovavano) ad un certo punto dovevano trasferirsi in un altro castello per via della puzza.
Il profumo era considerato un agente purificatore,aveva il compito di mascherare la puzza delle classi più elevate.
Nelle città, ove i rifiuti, gli scarti dei mercati, deiezioni animali e non, erano a cielo aperto e ricoprivano le strade, il fetore ovviamente era nauseante. (chi ha letto “Il profumo” di Suskind se ne ricorda)
In uso, fra la nobiltà erano le “pommes de senteurs” riempite di incenso, mirra, ambra grigia o profumi di origine animale.
Il popolo si accontentava di spugne imbibite di sostanze aromatiche.
Di moda erano anche le”peaux d’Espagne”, strisce di cuoio profumato, inserite nei bauli.
Dalla fine del 1700 e durante l’Ottocento si sviluppa una maggiore attenzione all’igiene. Dall’epoca della Restaurazione si inizia a riconoscere i benefici dell’acqua, dell’igiene, dei bagni di mare.
Le sale da bagno erano ancora ovviamente privilegio delle classi più abbienti.
Le profumazioni floreali e sviluppo delle tecniche di estrazione
Le acque di colonia provenienti dalla Germania hanno profumazioni fresche e leggere, ottenute dagli oli essenziali di agrumi ed essenze floreali.
I profumieri francesi (di Grasse in particolare) sviluppano una cultura dei profumi ottenuti dalle piante. Appaiono nuovi metodi di lavorazione come l’Enfleurage, la spremitura e la distillazione in corrente di vapore.
Enfleurage
L’enfleurage è uno dei metodi usati per estrarre essenze. Vi sono tre tipi di enfleurage: a caldo, a freddo, all’olio. I grassi assorbono gli odori.
Su lastre di vetro spalmate di grasso si appoggiano i fiori o i petali. Le lastre vengono impilate e i fiori rimangono a contatto con il grasso per un periodo variabile che può essere di un giorno per il gelsomino o di più per la tuberosa. I fiori vengono sostituiti con altri freschi per giorni o mesi in modo che l’essenza dei fiori si accumuli nel grasso. Alla fine l’essenza ottenuta viene separata dal grasso mediante alcool (questa lavorazione è ben descritta nel libro di Suskind: Il profumo).
Si usano grassi vegetali (gli antichi romani usavano olio d’oliva ) o animali come lardo di maiale o sego di bue, ovviamente deodorati.
Oggi questa tecnica non è più usata perché troppo laboriosa e dispendiosa e l’uso dei grassi animali è andato in disuso.
Distillazione in corrente di vapore
La distillazione in corrente di vapore è un processo con cui si estraggono oli essenziali puri. Nella distillazione in corrente di vapore la pianta è appoggiata su una griglia attraverso la quale passa il vapore. Questo vapore è convogliato in un tubo freddo ove si condensa in acqua e oli. Acqua e oli si separano. Nel caso della rosa avremo acqua di rose e olio essenziale.
Spremitura a freddo (essenze)
La spremitura a freddo si fa con le bucce degli agrumi che, schiacciate e pressate rilasciano gli oli essenziali.
Assoluta
Per i fiori più delicati si usa l’estrazione con solvente. Alla fine del processo si ottiene una sostanza spessa e cerosa che ulteriormente trattata darà una miscela pura di solo “assoluta”.
Immagine esterna Africa Studio