Protocolli di integrazione alla terapia farmacologica.
Come l’integrazione può essere d’aiuto nel compensare gli effetti indesiderati delle terapie farmacologiche.
Nella maggior parte del mondo occidentale, tradizionalmente più incline alla terapia allopatica rispetto alle tradizioni mediche orientali, l’uso di farmaci da prescrizione o da autoprescrizione è estremamente diffuso. A ciò si aggiunge lo stile di vita che sicuramente ci espone ad un maggiore rischio di sviluppare nel tempo patologie croniche. Si stima che il 50% degli americani adulti assuma almeno una tipologia di farmaco e circa il 20% ne assuma più d’una. Già dal rapporto Osmed (Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinal) del 2018 emergeva che in media ogni giorno consumiamo 1,6 dosi di farmaco a testa, dato che registra anche negli ultimi anni un trend costante.
Personalmente, durante la mia ventennale attività da farmacista dietro al banco, ciò che più mi ha indotto a riflettere è il fatto che frequentemente alcuni tipi di terapia farmacologica non vengano quasi percepiti dal paziente come tali.
Per poter erogare un servizio il più professionale possibile e attento alla salute del cliente, ho sempre indagato sulla concomitanza di altre terapie farmacologiche non solo in presenza di una prescrizione medica ma anche di fronte alla richiesta di un “semplice” farmaco di automedicazione. Molto spesso, ad esempio, venivo a sapere che la pillola anticoncezionale, piuttosto che il farmaco antidolorifico per
il mal di testa assunto con una certa frequenza e addirittura farmaci ipnoinducenti da prescrizione non venivano avvertiti dal paziente come terapia farmacologica cronica, trascurando quindi tutti i possibili rischi della terapia stessa.
E’ noto ai più, infatti, che i farmaci portano con sé oltre all’effetto desiderato, anche effetti secondari che possono essere più o meno importanti a seconda del farmaco, della durata della terapia, dello stato generale del paziente e di un eventuale politrattamento farmacologico.
Immaginiamo il farmaco che interagisce con il nostro organismo come una chiave che forza in un certo qual modo una serratura, determinando un effetto molto spesso assolutamente indispensabile ma anche una serie di turbamenti dell’equilibrio originario.
Ciò che inoltre spesso si ignora è che una terapia farmacologica cronica comporta nel tempo un blocco metabolico del nostro sistema con conseguenti deplezioni di alcuni nutrienti importanti di cui il corpo ha assoluto bisogno per mantenersi in uno stato di salute ottimale che è differente dalla semplice assenza di malattia. L’impoverimento del corpo di questi micronutrienti può provocare nel soggetto l’insorgenza di nuovi sintomi (M.U.S. Medically Unexplained Symptoms).
Alcuni di questi sintomi che possono comparire durante la terapia farmacologica cronica sono ad esempio la stanchezza o affaticamento persistente; disturbi del sonno e del tono dell’umore; sintomi gastrointestinali, mal di testa frequenti e doloretti migranti.
Spesso questa sintomatologia collaterale viene inglobata nel quadro patologico del paziente a cui vengono prescritti ulteriori farmaci per “tamponare” qua e là e dare sollievo
creando però un circolo vizioso che porta ad un progressivo esaurimento dell’organismo.
Il nostro obiettivo, quindi, sarà in primis adottare uno stile di vita sano che limiti il più possibile il rischio di insorgenza di malattie croniche e secondariamente fornire dei protocolli di integrazione sicuri e naturali per ripristinare i livelli sani dei nutrienti necessari durante l’assunzione di medicinali.
Ci tengo a precisare che questi protocolli si fondano sulla farmacologia (la scienza che studia il meccanismo d’azione dei farmaci) e sulla fisiologia (la scienza che studia il funzionamento del corpo) e quindi tautologicamente arriveremo a concludere che hanno fondamenti assolutamente scientifici.
Prima però di introdurre nel dettaglio i principali protocolli di integrazione alle più comuni terapie farmacologiche, tema che sarà oggetto dei prossimi articoli, porrei l’accento sul primo intervento di supporto alla politerapia farmacologica, ossia la detossificazione del fegato e della matrice. Quest’intervento consentirà da un lato un alleggerimento del carico tossico e dall’altro una miglior efficacia della terapia farmacologica nel tempo.
Rimedi per la detossificazione del fegato
Cardo Mariano
Il frutto del cardo mariano (Silybum marianum , Famiglia delle Asteraceae) contiene flavonoidi complessi e la pianta è stata utilizzata per secoli per curare la salute del fegato.
La silimarina, il principio attivo della pianta, è una miscela di almeno sette flavolignani e un flavonoide.
Numerosi studi (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/? term=siliphos) hanno confermato l’efficacia dell’estratto del Complesso fosfolipidico di cardo mariano (la forma più biodisponibile di silimarina) nell’abbassare l’infiammazione e la degenerazione del tessuto epatico e per supportarne quindi la funzionalità. Tali studi hanno inoltre evidenziato la sicurezza e la tollerabilità di questo tipo di estratto.
Carciofo
Il carciofo (Cynara scolymus L.) è una pianta perenne, a rosetta, ampiamente coltivata per la sua grande testa carnosa che ne ha determinato un ruolo importante nell’alimentazione umana. Gli studi scientifici ne hanno rilevato effetti antiossidanti, coleretici, epatoprotettivi e ipolipidemizzanti, confermando la validità del suo impiego tradizionale.
Colina
La colina è considerato un nutriente essenziale del nostro organismo. Supporta la normale funzione epatica e aiuta a prevenire l’accumulo di grasso nel fegato. La colina svolge diversi compiti importanti all’interno del fegato:
- Esporta grassi epatici : la colina confeziona i grassi per il trasporto e l’eventuale conversione in energia
- Mantiene la salute delle cellule : la colina aiuta a mantenere la normale integrità della membrana cellulare
- Riduce gli sprechi : la colina controlla l’accumulo di omocisteina, un ossidante generato durante il normale metabolismo cellulare
Il ruolo del fegato nella lavorazione del grasso è alla base della sua capacità di proteggere il corpo umano da squilibri chimici e malfunzionamenti metabolici. Ricerche approfondite supportano il ruolo critico della colina nella salute del fegato, sia negli animali che negli esseri umani.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/7946521/ https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16848706/
Curcuma
La curcuma è tradizionalmente utilizzata nella medicina ayurvedica per le sue proprietà antinfiammatorie, antisettiche e antiossidanti.
Per ovviare al suo scarso assorbimento intestinale, si preferisce l’estratto fitosomiale standardizzato di curcuma, che garantisce la massima biodisponibilità del principio attivo curcumina, responsabile dell’azione antinfiammatoria e antiossidante della curcuma.
Numerosi studi ne hanno dimostrato la capacità di spegnere l’interruttore della risposta infiammatoria nell’organismo, attraverso una risposta diretta e un’azione sul genoma, sugli enzimi rilevanti, sui fattori di trascrizione genetica e sulle citochine.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19110321/
Ciò si traduce in un’azione antispasmodica e antinfiammatoria del sistema digerente nonché protettrice del fegato e ipocolesterolemizzante.
Rimedi per la detossinazione della matrice extracellulare
La matrice extracellulare, o tessuto connettivo, è il tessuto di sostegno interposto tra le cellule, attraverso il quale avviene la comunicazione tra
le cellule stesse e l’ambiente esterno. I prodotti di “scarto” precipitano proprio a livello connettivale “inquinando” questo prezioso tessuto, lo “intasano” rendendo meno efficaci gli scambi e riducendo anche la funzione immunitaria.
Nutrienti, ormoni e farmaci fanno più fatica a raggiungere il target cellulare. È qui che si sviluppa l’infiammazione ed è qui che originano molte malattie.
Quest’ultima ha un ruolo fondamentale all’interno del modello funzionale poiché essa funge da veicolo di nutrimenti e regola la comunicazione. Il suo buon funzionamento è fondamentale per l’efficacia della terapia. Se la matrice extracellulare è efficiente, si ha un’amplificazione di efficacia di qualsiasi terapia utilizzata mentre, al contrario, un sovraccarico di cataboliti esogeni e/o endogeni nella matrice extracellulare comporta un rallentamento di tutto in sistema di comunicazione e di conseguenza, tutto l’insieme sarà meno performante.
L’ integrità anatomica e funzionale della matrice extracellulare è un requisito essenziale per uno stato di salute ottimale, il che prevede che vi sia una corretta pulizia della matrice stessa.
Il drenaggio della matrice extracellulare consente di detossinare l’intero organismo a 360° e rappresenta quindi un momento topico dell’atto terapeutico, poiché pone l’organismo nelle condizioni di recuperare un equilibrio alterato e rispondere in modo ottimale alle terapie.
Betulla linfa (Betula pendula Roth) Faggio gemme (Fagus sylvatica) Salice bianco linfa (Salix alba)
Questi gemmoderivati svolgono un’azione di drenaggio e di detossificazione della matrice extra- cellulare e lavorano sul sistema reticolo-endoteliale. Sostengono la funzione immunitaria, linfatica ed emuntoriale di fegato e reni.
https:// istitutosuperioregemmoterapia.it/images/tesi2018/ biasioli-ugrin.pdf
Clorella e Spirulina sono alghe d’acqua dolce ricche di clorofilla. Hanno una funzione chetante nei confronti dei metalli pesanti e delle tossine favorendo il processo di detossificazione della matrice extracellulare.
Succo di erba d’orzo e succo d’erba di grano
Sono ricchi di vitamine, minerali, enzimi, antiossidanti e clorofilla, promuovono lo smaltimento delle scorie, basificano, alleggeriscono la matrice e migliorano il transito intestinale.
Queste indicazioni sono da considerarsi un protocollo di base per il sostegno del fegato e per la detosssinazione della matrice nel paziente politrattato.
Per ogni terapia farmacologica inoltre vi è un protocollo di integrazione specifico la cui finalità è quella di compensare le carenze dei nutrienti e gli effetti secondari indotti dalla specifica terapia ma anche di sostenere gli organi principalmente coinvolti mantenendo attivi i meccanismi di feedback. Questo sarà il tema del prossimo articolo. Stay tuned!