Sei felice della tua pelle?
Cos’è e come si valuta la felicità nelle patologie o condizioni dermatologiche.
La Giornata Mondiale della Felicità, istituita per promuovere il benessere e la felicità di tutte le persone, è l’occasione migliore per chiederci quanto siamo felici della nostra pelle, ma soprattutto, a causa della nostra pelle.
Per prima cosa, cos’è la felicità?
Una delle definizioni maggiormente accettate è quella che la identifica con uno stato di benessere soggettivo, ovvero una valutazione della propria vita come ricca di emozioni positive, povera di emozioni negative e caratterizzata da un senso di soddisfazione generale.
Nell’ambito delle patologie o condizioni dermatologiche, molti studi hanno evidenziato uno scadimento della qualità di vita: non si tratta solo della presenza di sintomi di ansia o depressione, o degli effetti dello stress, quanto piuttosto di una riduzione del benessere soggettivo e quindi, della felicità.
La valutazione della felicità e del benessere in psicodermatologia è fondamentale per diverse ragioni. Per prima cosa, perché ci consente di valutare se e in che misura i fattori psicologici possono avere un impatto sulle condizioni della pelle. Non è infrequente che le patologie dermatologiche vadano incontro a esacerbazioni o che siano precipitate da periodi di forte stress, flessione del tono dell’umore o sintomi ansiosi. Tutte queste condizioni possono incrementare i livelli di infiammazione ed incidere sui processi immunitari che sono spesso alla base di molte condizioni cutanee. In secondo luogo, perché le emozioni positive esercitano un’influenza favorevole sia sulla condizione della pelle stessa, sia sul risultato dei trattamenti. Gli studi hanno suggeriscono che l’essere in grado di esperire emozioni positive si associa a molti benefici (tra cui un miglioramento del funzionamento cardiovascolare e immunitario, una maggior velocità di cicatrizzazione e una riduzione della percezione del dolore) e migliora l’efficacia dei trattamenti cui ci si sottopone. Quindi, possiamo utilizzare la felicità proprio come uno strumento terapeutico!
Come si valuta la felicità?
Oltre ai resoconti soggettivi, di primaria importanza poiché ci forniscono un primo report dello stato emotivo della persona, sono stati sviluppati alcuni strumenti specifici che “quantificano” il livello di benessere e felicità e ne rappresentano indicatori affidabili. Per esempio, la ‘Satisfaction With Life Scale’ (SWLS; Diener et al., 1985) valuta il grado di soddisfazione di vita come il risultato di una congruenza tra le proprie condizioni di vita e lo standard che si ritiene appropriato e/o desiderabile: quanto più tale congruenza è alta e quanto più il grado di soddisfazione è elevato. Mentre questo strumento considera principalmente la componente cognitiva di benessere e felicità, ci sono anche altri strumenti che prendono in considerazione le componenti emotive. Ne è un esempio la ‘Positive and Negative Affect Schedule’ (PANAS; Watson et al., 1988), che valuta gli stati affettivi positivi e negativi tramite una serie di aggettivi che descrivono la tendenza a provare quelle emozioni. Oltre ai questionari e alle scale di valutazione, abbiamo a disposizione anche tutta una serie di misure biologiche che possono fornirci una “fotografia” dello stato di benessere e felicità: tra queste, i livelli di alcuni neurotrasmettitori (ad es. la serotonina) e le misure comportamentali, ovvero ciò che osserviamo nell’espressione, mimica, gestualità e comunicazione non verbale della persona.
Cosa sappiamo dei livelli di felicità in alcune specifiche patologie dermatologiche?
Uno studio molto recente (Schuster et al., 2019) si è occupato proprio di valutare la felicità – intesa come benessere soggettivo – in maniera olistica (cioè quanto più globale possibile) in pazienti con diverse patologie dermatologiche, tra cui psoriasi, eczema, mastocitosi cutanea e tumori della pelle. Oltre alle classiche misure ottenute dai questionari, gli autori hanno usato una misura euristica della felicità, ovvero una semplice domanda: “In generale, tutto considerato, quanto si ritiene felice?”. I risultati hanno mostrato, per prima cosa, che i pazienti con patologie dermatologiche riferivano livelli inferiori di felicità rispetto sia ai controlli sani, sia a pazienti con altre patologie (tra cui l’HIV). E sono state evidenziate anche differenze tra le varie patologiche dermatologiche, con i pazienti affetti da psoriasi ed eczema atopico che risultavano i più infelici. In particolare, ciò che sembra caratterizzare le patologie dermatologiche è la minore esperienza di emozioni positive e questo è particolarmente evidente per quelle più intense (ad es. sentirsi entusiasta, elettrizzato). Per quanto riguarda la psoriasi, questo tipo di riscontro non è nuovo, e potrebbe anche essere legato all’associazione con un particolare tratto di personalità in questi pazienti, denominato alessitimia, cioè la difficoltà o incapacità a riconoscere e descrivere gli stati emotivi propri o altrui.
In conclusione: la felicità in psicodermatologia è strettamente correlata al soffrire di una condizione o patologia cutanea e può essere misurata con strumenti specifici. Nel trattamento e nell’ambito di una richiesta di consulenza, è fondamentale non trascurare l’aspetto psicologico del benessere soggettivo percepito, perché favorire e incrementare la capacità di provare emozioni positive è una delle modalità con cui possiamo agire terapeuticamente sulla patologia cutanea.
Bibliografia:
– Diener, E., Emmons, R. A., Larsen, R. J., & Griffin, S. (1985). The Satisfaction with Life Scale. Journal of Personality Assessment, 49, 71-75.
– Watson, D., Clark, L. A., & Tellegen, A. (1988). Development and validation of brief measures of positive and negative affect: the PANAS scales. Journal of Personality and Social Psychology, 54(6), 1063.
– Schuster, B., Ziehfreund, S., Albrecht, H., Spinner, C. D., Biedermann, T., Peifer, C., & Zink, A. (2019). Happiness in dermatology: a holistic evaluation of the mental burden of skin diseases. Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology, 34(6), 1331-1339.