Cosmetici e benessere psicologico: prendersi cura di sè
Perché dimentichiamo l’importanza della cosmesi nella disabilità?
Perché ci sembra una frivolezza, una cosa superflua?
Beh, non lo è affatto. E non si tratta di una questione puramente estetica ma di vero e proprio benessere psicologico. Perché sono sempre di più gli studi che ci dimostrano che prendersi cura di sé utilizzando prodotti cosmetici ha effetti tangibili sul benessere e sulla qualità di vita. Tangibili in che senso vi chiederete… No, non solo i classici questionari che usiamo noi psicologi per valutare da 0 a 10 quanto ci si sente felici o appagati. Questi studi riportano dati che usano anche dei parametri puramente biologici: la riduzione degli ormoni dello stress come il cortisolo, l’incremento dei parametri di immunità, la diminuzione della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, oltre all’attivazione delle aree cerebrali legate alla gratificazione e al piacere.
E allora perché dovremmo privarcene? Perché certe volte è difficile, direte. È vero: quando le confezioni dei prodotti sono difficili da aprire con una mano sola, quando i manici dei pennelli da trucco non sono ergonomici, quando le texture dei cosmetici richiedono una manualità non sempre facile da attuare. Tutte queste sono barriere di fronte all’accessibilità, ma non sono le uniche. Oltre a quelle “oggettive”, certe volte la barriera più grande è data dal nostro atteggiamento. Mio, vostro, di tutti… Prendersi cura di sé richiede, prima di tutto, di avere un’immagine corporea positiva, cioè, semplificando, una bella foto mentale di sé e una buona relazione col proprio corpo.
Mica facile, per chiunque. È un percorso che a volte richiede anni, ma ci sono degli ingredienti che possono esserci d’aiuto.
Cosmesi e benessere: i quattro punti principali
- la body appreciation: l’apprezzamento del nostro corpo, cioè riconoscere ciò che il nostro corpo ci permette di fare con il suo funzionamento.
- la body acceptance: l’accettazione corporea, cioè la capacità di esprimere gentilezza verso il nostro corpo
- la selfcare: la cura di sé, tutti i gesti che possiamo fare quotidianamente per prenderci cura del nostro corpo, contrapposti a quelli “distruttivi”
- la inner positivity: la positività interiore, che ci permette di integrare tutti gli elementi precedenti e ci permette di guardare le cose con occhi nuovi.
Su tutti questi aspetti possiamo lavorare individualmente e ci aiutano a creare resilienza (che termine abusato! Potrei semplicemente dire la capacità di fronteggiare positivamente le difficoltà e uscirne migliori) di fronte a ciò che ci circonda. Eh sì, perché sull’ambiente sociale e culturale i lavori sono ancora un po’ indietro. Nella costruzione di un concetto ampio e flessibile di bellezza che trascenda i canoni di età, genere, abilità, taglia, colore della pelle, e così via. Sappiamo che chi non rientra nella “norma” incute sempre un po’ di sospetto, ma non per questo dobbiamo privarci della possibilità di “fiorire dove siamo stati piantati”, ovvero di autorealizzarci al massimo delle nostre capacità e risorse, che sono sempre la miglior base da cui partire!
«Il nostro errore più grande è quello di cercare di destare in ognuno proprio quelle qualità che non possiede, trascurando di coltivare quelle che ha.»
(M. Yourcernar – Memorie di Adriano)
Bibliografia:
– Battie, C., & Verschoore, M. (2011, April). Dermatologie, cosmétique et bien-être. In Annales de Dermatologie et de Vénéréologie (Vol. 138, No. 4, pp. 294-301). Elsevier Masson.
– Tylka, T. L., & Wood-Barcalow, N. L. (2015). What is and what is not positive body image? Conceptual foundations and construct definition. Body image, 14, 118-129.