Tanoressia: quando l’abbronzatura diventa dipendenza
Questo articolo sulla tanoressia, quando l’abbronzatura diventa dipendenza, è tratto da un articolo dell’autrice Anna Marras apparso su Cosmetic Techncology- CEC Editore, 2021 n.4 dove è possibile trovare la versione integrale.
Abbronzatura: cenni storici
La pelle abbronzata non è sempre andata di moda: nell’Ottocento era associata alle classi più svantaggiate che lavoravano nei campi mentre la pelle diafana era simbolo di nobiltà. Ma, complice Coco Chanel e la sua abbronzatura dopo una crociera nel Mediterraneo e gli studi sulla fototerapia per la carenza di vitamina D, la tendenza si è invertita. Negli anni ’80 e ’90 diventava un vero e proprio status symbol di chi poteva permettersi lunghe vacanze e mete esotiche.
L’esposizione ai raggi UV vissuta come esperienza gratificante
L’esposizione solare attiva la sintesi di serotonina (il “neurotrasmettitore della felicità”) e induce la produzione di endorfine cutanee (gli ormoni che riducono lo stress, alleviano il dolore e regalano piacere). Questi sono i principali responsabili del meccanismo di rinforzo che ci stimola ad esporci al sole.
Cos’è la tanoressia?
Questo termine è usato in maniera colloquiale per definire la “dipendenza da abbronzatura”, ovvero un comportamento compulsivo di esposizione ai raggi UV (non solo naturali ma anche dei lettini solari) associato al desiderio ossessivo di apparire abbronzati. È un fenomeno molto più diffuso di quanto si crede: negli USA ha una prevalenza tra il 5% e il 27% dei giovani universitari.
Come si manifesta la tanoressia
Le persone tanoressiche esprimono tutte le caratteristiche tipiche di altre dipendenze più conosciute: non riescono a ridurre la frequenza del comportamento, si infastidiscono quando gli altri fanno commenti su questa loro abitudine, pensano spesso all’abbronzatura (spesso la antepongono anche a impegni sociali e lavorativi) e continuano ad abbronzarsi nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative e dei rischi. Ecco perché si parla di “dipendenza comportamentale”: funziona proprio come se fosse una sostanza!
Cosa fare
Prima di tutto, diagnosticarla. Esistono questionati specifici e scale che ne valutano la gravità e che aiutano a indagare se, come spesso accade, si associ anche ad altre dipendenze (soprattutto quella da fumo di sigaretta). Gli studi sulle terapie disponibili non sono molti, ma sembra che alcuni farmaci usati per la disassuefazione da alcolici e oppiodi siano promettenti in termini di risultati. Il trattamento psicologico è al momento la prima scelta, con interventi motivazionali brevi da effettuare individualmente o in gruppo.
Conclusioni
Negli ultimi 20 anni la dipendenza da abbronzatura è diventata un fenomeno rilevante, soprattutto dato l’elevato rischio che l’eccessiva esposizione ai raggi UV comporta in termini di incidenza di melanoma. Tuttavia, a causa dell’elevato potere gratificante di questo comportamento, non sempre le campagne di prevenzione solare riescono ad essere efficaci: quasi tutti i tanoressici sono a conoscenza dei rischi che corrono, ma non riescono a smettere! Per questo, l’obiettivo è ampliare la conoscenza degli specifici meccanismi cerebrali che provocano questa dipendenza e poter così sviluppare trattamenti e strategie preventive.
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