Il giardino inglese: storia, esempi e caratteristiche
Il giardino inglese: la storia
Verso gli anni 20 del Settecento si attua in Inghilterra una vera “rivoluzione del giardino”. Questa “rivoluzione” ha le sue origini nelle fonti iconografiche e nelle descrizioni del giardino orientale.
Il giardino formale (italiano o francese) viene recepito come artificiale e come imposizione dell’uomo sulla natura. Tutto dovrà essere a misura d’uomo, conforme ad una naturale armonia. Anche alberi ed arbusti saranno liberi di avere un aspetto naturale senza le costrizioni dell’arte topiaria. Le fontane e i canali del giardino formale diventano laghetti e ruscelli e i dislivelli saranno trasformati in collinette al posto dei terrazzamenti. Si utilizzano frequentemente reperti archeologici; lo sguardo è attirato da punti di fuga prospettici che danno la profondità e la distanza e nel contempo evocano visioni di paesaggi lontani.
Le innovazioni più importanti introdotte nella realizzazione di questi giardini furono la sostituzione delle strutture geometriche e della simmetria con prati verdeggianti e ampie vedute e la presenza di laghetti artificiali, canali e dighe in modo da creare l’impressione che un ruscello scorresse attraverso il giardino.
I primi giardini del nuovo stile sono volutamente ispirati ai giardini cinesi, dei quali riprendono gli aspetti formali, senza comprenderne però lo spirito.
In questi giardini si sviluppano interminabili spirali di sentieri, alternati a radure in cui vi è una statua oppure un padiglione a forma di pagoda. Boschetti limitano la vista, i bacini sono collegati tra loro da ruscelli. Il tema del labirinto, così diffuso in Inghilterra, viene ripreso e riproposto nei parchi.
A questi elementi seguirà poi, in epoca vittoriana, l’introduzione di piante esotiche importate dalla Cina a seguito delle spedizioni di Robert Fortune per conto della Royal Horticultural Society.
Sharawaggi: esempi di giardini inglesi
“Sharawaggi” è definito questo nuovo stile che rifugge dalle linee geometriche e dalle simmetrie proprie del giardino classico.
Celebre è il giardino di Twickenham creato dal poeta Alexander Pope. In esso il poeta immaginò, sullo stile dei criptoportici romani, un tunnel per mettere in comunicazione il parco, la casa e il fiume, che tra di loro erano separati da una strada. Nel giardino di Twickenham appare evidente l’imitazione dei giardini romani antichi.
Il giardino di Chiswick,realizzato dal grande architetto William Kent, amplia l’estetica dello “sharawaggi” con la realizzazione di un teatro rotondo e di un bacino circolare con al centro un obelisco.
Sempre di William Kent è la realizzazione del parco di Stowe nel quale si uniscono e confondono elementi diversi quale una piramide egizia,una casa cinese, una capanna dei Pastori, un tempio della Vittoria e un ponte in stile palladiano. Nella realizzazione del parco di Stowe appare evidente che Kent si ispira alle descrizioni storiche del parco di Adriano a Tivoli.
La principale caratteristica dei giardini creati da William Kent è la visione pittoresca delle sue realizzazioni.
A quest’arte pittoresca si aggiunge il merito dei giardinieri di aver aggiunto colore, introducendo nuove essenze provenienti dal Nord Europa o dall’America, quali l’ippocastano, il larice, il salice piangente.
La Francia segue presto il nuovo stile. Nel 1774 Antoine Richard progetta per la regina Maria Antonietta il Petit Trianon, progetto che si ispirava allo stile anglo-cinese ma che prevedeva anche una serra, una pagoda, delle voliere, una aranciera, una vaccheria e un ovile.
Questo progetto non fu mai realizzato, venne però ripreso più tardi da Contant de La Motte e ridimensionato conservando due padiglioni e il villaggio voluto dalla regina, con la capanna normanna, il mulino, la piccionaia e le scuderie.
Questo stile paesaggista ebbe in Francia la sua stagione luminosa prima della Rivoluzione.
Intanto fioriscono parchi in molte corti europee: Schonbrunn per gli Asburgo, Peterhof, la residenza estiva dei reali di Russia, il Nymphenburg in Baviera, a Charlottenburg la grande tenuta con giardini che Federico I di Prussia fa realizzare per la moglie Carlotta, il parco di Caserta per Carlo III di Borbone.
La reggia di Caserta
La reggia di Caserta merita qualche cenno storico. La città fu voluta da Carlo III di Borbone, primo sovrano del regno di Napoli (dopo il lungo periodo dei Viceré) che diede impulso ad opere grandiose. Poiché Caserta doveva essere la residenza del re e della Corte, doveva sorgere intorno al palazzo reale e al suo parco, come molte altre residenze reali in Europa.
Il progetto prevedeva la costruzione della città a sud della reggia. Un maestoso viale di platani in quadruplice filare conduce alla reggia ove sono ospitate insigni opere d’arte.
Il parco e l’abitato di Caserta sono una raffinata elaborazione e reinterpretazione della reggia di Versailles. Gli elementi del giardino francese, ”parterres “ e “ broderies” sono accostati ad una spettacolare catena d’acqua che si sviluppa lungo l’asse principale del parco.
Il progetto del parco, ideato da Luigi Vanvitelli, si ispira alle residenze reali europee unendo lo stile del giardino rinascimentale all’italiana con le innovazioni portate da LeNotre a Versailles.
Nel 1753 si iniziò la costruzione dell’acquedotto carolino per fornire di acqua tutte le fontane e i bacini del parco. Alla morte di Vanvitelli, nel 1773, il suo progetto fu continuato dal figlio Carlo che apportò al progetto iniziale alcune modifiche. In particolare la creazione della cascata artificiale da cui origina la spettacolare linea d’acqua che si sviluppa lungo l’asse principale del parco.
Il “giardino incantato”
Nel 1759 Carlo III succedette al fratellastro Ferdinando VI sul trono di Spagna e designò a succedergli sul trono di Napoli e di Sicilia il figlio Ferdinando di otto anni che divenne Ferdinando IV di Napoli.
Dal 1786 nel parco di Caserta iniziarono i lavori per la creazione di un giardino “all’inglese” o “di paesaggio” voluto dalla regina Maria Caterina d’Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando IV.
Tra gli angoli nascosti del giardino inglese della reggia di Caserta, quello più suggestivo è il Bagno di Venere o Bagno di Diana. Qui è un profusione di piante acquatiche e igrofile (cioè che necessitano di un ambiente molto umido).
Apparentemente disordinato, il giardino inglese del parco vuole emulare la natura, vi trovano posto “rovine”provenienti da Pompei e vengono introdotte piante sia autoctone provenienti da Capri, Maiori, Salerno, Vietri, Gaeta che piante esotiche, secondo la tendenza introdotta da John Andrew Graefer che ne curò la realizzazione.