L’unicorno esiste davvero? Storia e leggende sull’unicorno
L’unicorno nella storia: nascita della leggenda
Difficile descrivere un lamantino, un kakapo, un capibara oppure un armadillo ma tutti sanno come è fatto un unicorno.
Ma qualcuno di voi lo ha mai incontrato?
L’unicorno viene rappresentato come un cavallo, solitamente bianco e talvolta alato, con un grande corno a spirale sulla fronte.

A pair of unicorns cuddling in the fog.

Di poidl
Esistono rappresentazioni molto antiche di questo mitologico animale che da sempre affascina l’uomo: la sua elegante figura è stata celebrata, nel tempo, non solo da pittori e scultori, ma anche da grandi letterati.
Nella cultura europea l’unicorno è simbolo di purezza, saggezza, ed integrità.
Al suo corno a spirale, detto alicorno, veniva attribuita la capacità di neutralizzare i veleni.
La pratica dell’uso antivenefico di questo corno, in realtà probabilmente corna di orice (antilope africana di grossa taglia) o false corna costruite intagliando ossa di altri animali, ebbe una certa diffusione nell’Europa Medioevale.
In quel periodo si credeva infatti che il corno di questo animale avesse proprietà magiche e curative.
Anche l’assaggio di tutto ciò che era presentato a Papa Bonifacio VIII, alla fine del 1200, veniva effettuato utilizzando “corna di unicorno”. Probabilmente però, in quel caso, non si trattava altro che di zanne di narvalo.
Il narvalo
Questa specie, un mammifero marino noto come unicorno dell’Artico, è tra le creature più misteriose del Mar Glaciale Artico e da sempre ha affascinato esploratori e scienziati per il lungo dente che nei maschi sporge dal labbro superiore formando una lunga “spada” a spirale.


Di Dotted Yeti
Pur essendo un dente molto sviluppato, questa “spada”, che può raggiungere i 3 metri di lunghezza e i 10 chilogrammi di peso, non viene utilizzata come una sorta di spiedino per infilzare le prede.
Il narvalo infatti si ciba di pesci di dimensioni relativamente piccole e trafiggerli con questa “spada” risulterebbe molto complicato e, anche se ci riuscisse, non avrebbe altre appendici abbastanza lunghe per recuperare il pesce dalla sua zanna. Secondo un recente studio, il dente del narvalo, fittamente innervato e ricco di terminazioni, aiuterebbe questi cetacei a sentire le temperature ed i cambi di salinità dell’acqua, e forse a trovare i loro compagni e le prede.
E quindi? Il cavallo alato, con lunga criniera e corno scintillante, esiste o non esiste? E ha davvero poteri magici?
Recenti ricerche confermano che l’unicorno ha popolato realmente il nostro pianeta, anche se il suo aspetto era un po’ diverso da quello a cui siamo abituati. Un ritrovamento di fossili conferma infatti l’esistenza degli unicorni e addirittura dimostra che questi animali abbiano convissuto per un periodo di tempo coi nostri antenati.
L’unicorno siberiano (Elasmotherium sibiricum il suo nome scientifico) ha ben poco a che fare con l’aggraziata creatura mitologica che siamo abituati ad immaginare, simile ad un grazioso cavallo dotato di un grande corno sul capo. L’animale che davvero ha popolato il nostro pianeta era, invece, più simile ad un grosso e tozzo rinoceronte molto peloso e robusto, con un gigantesco corno frontale che probabilmente superava il metro di lunghezza. Si trattava di una spettacolare specie di grandi dimensioni dell’Eurasia, che con le sue 3,5 tonnellate di peso, deteneva il record del più grande rinoceronte quaternario.
Le aree geografiche dove si trovava questa specie erano molto limitate, con la maggior parte dei ritrovamenti confermati dal Kazakistan, dalla Russia occidentale e centrale, dall’Ucraina, dall’Azerbaigian e dall’Uzbekistan. Il suo habitat di elezione si pensa fosse costituito dai pascoli delle steppe aride ma anche dagli ambienti fluviali umidi dove si cibava di radici.


Di Valentyna Chukhlyebova
Gli scienziati sostengono che alcuni esemplari siano riusciti a sopravvivere fino a circa 39 mila anni fa, pascolando e trovando rifugio nelle vaste praterie sud-occidentali della Siberia, nonostante il nucleo più consistente della stessa specie si fosse estinto in tempi ben più remoti, cioè 200 mila anni or sono.
Fummo noi a causare la scomparsa dell’unicorno siberiano?
No, fu soprattutto causa del clima e delle dimensioni di questi animali. I ricercatori infatti, analizzando i pochi reperti a disposizione hanno calcolato che l’unicorno siberiano doveva avere un cranio decisamente massiccio, appesantito dal grande corno che ne limitava di molto i movimenti. Questa caratteristica si rivelò fatale quando un lieve raffreddamento del nostro pianeta portò alla lenta scomparsa dei pascoli erbosi di cui si cibava: tozzo com’era, non riuscì ad adattarsi a nuove fonti di cibo poiché il gigantesco corno gli impediva di alzare la testa per mangiare foglie persino degli arbusti più bassi. In aggiunta a ciò, la sua estinzione potrebbe in teoria essere stata esacerbata dalla pressione della caccia umana. Al momento però le pochissime raffigurazioni di questo unicorno nell’arte paleolitica non sono convincenti.
Bello o brutto che fosse nella realtà, l’unicorno nel tempo si è creato una fama positiva e magica che è difficile modificare anche a fronte delle recenti scoperte scientifiche.
Selvaggio, elegante e libero, animale sacro che tiene a bada i demoni, è anche una delle 88 costellazioni moderne, descritta tra il 1500 e il 1600 d.C. Studi successivi, però, dimostrerebbero come questa costellazione comparisse già in alcuni testi risalenti agli antichi Persiani. Visibile d’inverno guardando verso sud, con una posizione prossima all’equatore celeste, ha il suo massimo nel mese di febbraio ed è identificabile da entrambi gli emisferi terrestri, essendo una delle costellazioni basse sul nostro orizzonte.
Animale magico, protagonista di cartoni animati e innumerevoli fiabe, agli occhi dei bambini acquista criniere e code arcobaleno che infondono positività ed allegria. Oggi questo animale mitologico ha spopolato sul web, è protagonista di molte linee di abbigliamento per grandi e piccini, kit scolastici e accessori di ogni tipo. Ma perché gli unicorni ci piacciono tanto? Proprio per la loro bellezza e il mistero che li circonda. Non possiamo fare a meno di credere alla magia degli unicorni!
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https://www.nature.com/articles/s41559-018-0722-0
https://anatomypubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/ar.22886