Uomini e donne: differenze cerebrali e cognitive
Sin dall’inizio dell’evoluzione umana, femmine e maschi hanno spesso ricoperto ruoli diversi all’interno della società. Mentre il maschio si allontanava da casa per cercare cibo e materiale, la femmina si occupava di curare la casa e la prole. Ad oggi la distinzione dei ruoli non è più così legata al genere sessuale ma sembra lecito aspettarsi che le capacità cognitive si siano evolute in modo diverso, coerentemente con i compiti assegnati dalla società.
Ad esempio, ci si potrebbe aspettare che la femmina eccella nelle abilità verbali, fondamentali per la socializzazione. Hyde e Linn, in una vasta meta-analisi (1), hanno raccolto tutti gli studi che indagavano differenze tra maschi e femmine in questo tipo di abilità, poiché diversi studi precedenti avevano più volte confermato punteggi migliori per le donne. Dalla loro analisi questa differenza risulta essersi affievolita nel complesso, anche se le femmine mostrano ancora una migliore qualità della produzione orale e nella risoluzione di anagrammi.
I maschi invece dovevano riuscire ad orientarsi in grandi spazi aperti e per questo si pensa che abbiano evoluto migliori abilità spaziali. La stessa Linn, nel 1985, ha esplorato questo aspetto (2). Il suo studio sembra confermare risultati migliori per i maschi, specialmente nella capacità di ruotare mentalmente gli oggetti. Il dato più interessante, raccolto da uno studio del 2000, è che nelle femmine questa capacità correla positivamente con il livello di testosterone e negativamente con il livello di estradiolo, un estrogeno (3).
Questo potrebbe far pensare che il livello di testosterone giochi un ruolo importante nel differente stile di pensiero. È noto, infatti, che durante la pubertà il ruolo degli ormoni è fondamentale per l’acquisizione dei caratteri sessuali secondari (barba, voce e muscolatura nel maschio; ciclo mestruale, seno e voce nella femmina) e influenzano il comportamento individuale e sociale.
Si potrebbe a questo punto ipotizzare una differenza anche a livello del sistema nervoso centrale. Sebbene negli ultimi decenni numerosi studi si siano concentrati su questo tema, rimane ancora molto complesso determinare se una regione del cervello cambia tra maschi e femmine. In questo caso si parla di dimorfismo sessuale (dal greco dimorphos, “che ha due forme”).
Un primo indizio ci viene fornito da uno studio di Schlaepfer (4). Dalle sue ricerche emerge che le donne possiedono una corteccia prefrontale dorsolaterale più grande del 23,2% degli uomini, mentre il giro temporale superiore risulta più esteso del 12,8%. Il dato è interessante se si pensa che queste due regioni sono coinvolte nella produzione del linguaggio. Questo potrebbe spiegare le migliori prestazioni del genere femminile nelle abilità verbali.
Anche studi più recenti supportano quest’ipotesi. Sia a livello strutturale che funzionale è stata rilevata una migliore connessione nell’emisfero sinistro nelle donne e in quello destro per gli uomini (5, 6). Dato che le capacità linguistiche sono principalmente situate nell’emisfero sinistro mentre quello destro è specializzato nelle abilità spaziali, è probabile che questo dimorfismo sia alla base di alcune differenze cognitive.
Ad oggi non è ancora chiaro se anche il corpo calloso, un fascio di assoni che collega i due emisferi, presenta un dimorfismo sessuale. Da uno studio del 1994 (7) risulta più ampio nel cervello maschile che in quello femminile ma ciò entra in contraddizione con alcune ricerche precedenti (Holloway e De Lacoste nel 1986 hanno trovato il corpo calloso più grande nelle donne (8), Allen nel 1991 non ha registrato differenze (9)). Il corpo calloso ha la funzione di coordinare i due emisferi e questa differenza potrebbe indicare una maggiore lateralizzazione nell’uomo. Quindi, se questa ipotesi fosse vera, allora, le funzioni del cervello maschile dipenderebbero più da un emisfero che dall’altro mentre in quello femminile i due emisferi sarebbero più simili e in grado di svolgere le stesse funzioni (10). Anche alcuni studi lesionali sembrano supportare questa ipotesi: come riportano Levy e Heller (11), infatti, gli uomini accusano maggiormente gli effetti di una lesione monolaterale, sintomo di una maggiore lateralizzazione.
Un’altra evidenza riguarda alcuni nuclei dell’ipotalamo anteriore. Uno studio del 1989 (12) ha trovato che il nucleo denominato INAH-3 risulta essere circa 3 volte più grande nei maschi che nelle femmine. Il meccanismo non è ancora del tutto chiaro ma questi nuclei sembrano essere coinvolti nella secrezione di gonadotropine, nel comportamento materno e nel comportamento sessuale.
Il cervello di maschi e femmine sembra anche reagire in modo differente a stimoli emotivi. Gross e John, già nel 1998, hanno cercato di spiegare le differenze di espressività tra maschi e femmine attraverso la suddivisione in 5 domini specifici (13):
- Espressività positiva
- Espressività negativa
- Fiducia nelle proprie capacità espressive
- Intensità
- Mascheramento
I loro studi hanno mostrato che le donne hanno una maggiore espressività sia per quanto riguarda emozioni positive che negative. Inoltre, percepiscono queste emozioni con un’intensità maggiore. Gli uomini, al contrario, tendono a mascherare di più le proprie emozioni ma ciò non sembra dovuto a una minore fiducia nelle proprie capacità espressive dato che in questa categoria non risultano differenze.
I dati neuroscientifici sembrano confermare questi risultati. Dagli studi di Wager (14) emerge che stimoli emotivi attivano in modo differente il cervello maschile e femminile. Nel primo caso vengono principalmente coinvolti la regione frontale inferiore sinistra e la corteccia posteriore: l’uomo sembra prestare maggiore attenzione agli aspetti sensoriali e alla preparazione all’azione. Nella donna, invece, sembrano attivarsi prevalentemente il sistema limbico e il cervelletto, probabilmente perché più attenta al vissuto emotivo.
Considerazioni
I dati neuroscientifici offrono una visione delle differenze tra strutture cerebrali e livelli ormonali tra maschio e femmina ma nello stesso tempo indicano che ci sono dei cambiamenti in atto e delle differenze di genere che molto probabilmente ci sono sempre state. Come abbiamo visto a seconda delle caratteristiche biologiche avremo comportamenti e
performance cognitive differenti.
A livello psicologico, quindi, possiamo avere maschi con caratteristiche cognitive e relazionali che comunemente vengono associate alle femmine e viceversa, in un universo variegato di possibilità e sfumature dove trovare “il vero Uomo” o “la vera Donna” è molto improbabile.
Le spinte sociali, seppur confuse e contraddittorie, si stanno muovendo evidentemente verso un “unisex” dove entrambi i generi assorbono, più o meno faticosamente, caratteristiche psicologiche del genere opposto e con curiosità attendiamo i futuri studi sul cervello per scoprire se le differenze saranno sempre più ridotte e quale potrebbe essere il limite neurologico di questa “omosessualizzazione”.
Bibliografia
- Hyde, J. S., & Linn, M. C. (1988). Gender differences in verbal ability: A meta-analysis. Psychological bulletin, 104(1), 53.
- Linn, M. C., & Petersen, A. C. (1985). Emergence and characterization of sex differences in spatial ability: A meta-analysis. Child development, 1479-1498.
- Hausmann, M., Slabbekoorn, D., Van Goozen, S. H., Cohen-Kettenis, P. T., & Güntürkün, O. (2000). Sex hormones affect spatial abilities during the menstrual cycle. Behavioral neuroscience, 114(6), 1245.
- Schlaepfer, T. E., Harris, G. J., Tien, A. Y., Peng, L., Lee, S., & Pearlson, G. D. (1995). Structural differences in the cerebral cortex of healthy female and male subjects: a magnetic resonance imaging study. Psychiatry Research: Neuroimaging, 61(3), 129-135.
- Gong, G., Rosa-Neto, P., Carbonell, F., Chen, Z. J., He, Y., & Evans, A. C. (2009). Age-and gender-related differences in the cortical anatomical network. Journal of Neuroscience, 29(50), 15684-15693.
- Tian, L., Wang, J., Yan, C., & He, Y. (2011). Hemisphere-and gender-related differences in small-world brain networks: a resting-state functional MRI study. Neuroimage, 54(1), 191-202.
- Hoff, A. L., Neal, C., Kushner, M., & DeLisi, L. E. (1994). Gender differences in corpus callosum size in first-episode schizophrenics. Biological psychiatry, 35(12), 913-919.
- Holloway, R. L., & De Lacoste, M. C. (1986). Sexual dimorphism in the human corpus callosum: an extension and replication study. Human neurobiology, 5(2), 87-91.
- Allen, L. S., Richey, M. F., Chai, Y. M., & Gorski, R. A. (1991). Sex differences in the corpus callosum of the living human being. Journal of Neuroscience, 11(4), 933-942.
- Bear, M. F., Connors, B. W., & Paradiso, M. A. (2007). Neuroscienze. Esplorando il cervello. Elsevier srl.
- Levy, J., & Heller, W. (1992). Gender differences in human neuropsychological function. In Sexual differentiation (pp. 245-274). Springer, Boston, MA.
- Allen, L. S., Hines, M., Shryne, J. E., & Gorski, R. A. (1989). Two sexually dimorphic cell groups in th
- e human brain. Journal of Neuroscience, 9(2), 497-506.
- Gross, J. J., & John, O. P. (1998). Mapping the domain of expressivity: multimethod evidence for a hierarchical model. Journal of personality and social psychology, 74(1), 170.
- Wager, T. D., Phan, K. L., Liberzon, I., & Taylor, S. F. (2003). Valence, gender, and lateralization of functional brain anatomy in emotion: a meta-analysis of findings from neuroimaging. Neuroimage, 19(3), 513-531.
Riferimenti
Gianpaolo Ragusa, psicologo, psicosomatologo. (gianpaolo.ragusa@gmail.com)
Mi occupo di supporto psicologico individuale con adulti (di persona e online) e di supporto psicologico di coppia. Svolgo attività di formazione professionale per avvocati, educatori e assistenti sociali e di formazione alla cittadinanza a scopo preventivo, divulgativo e informativo.
Foto copertina: shutterstock_1171260877.jpg Il concetto del cervello umano. L’emisfero creativo destro contro l’emisfero logico sinistro. Educazione, scienza e medicina astratta sfondo. Di Triff
Foto interna 1: unsplash_3KGF9R_0oHs.jpg di Robina Weermeijer
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